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Agguato con 4 vittime nel Foggiano: uccisi boss, il cognato e due testimoni

FOGGIA. Quattro vittime in un agguato compiuto da un commando nei pressi della ex stazione di San Marco in Lamis, nel Foggiano. I veri bersagli dei killer erano un boss, Mario Luciano Romito, di 50 anni, di Manfredonia, e suo cognato, Matteo De Palma, di 44 anni, che erano a bordo di un maggiolone. Uccisi anche due contadini, Luigi e Aurelio Luciani, di 47 e di 43 anni, a bordo di un Fiorino, testimoni involontari del duplice omicidio.

L'agguato è avvenuto in un tratto di strada della provinciale 272 che si trova a pochissimi chilometri da San Severo e Apricena, altri due Comuni dove recentemente sono avvenuti omicidi a causa della lotta tra clan per la spartizione degli affari illeciti sul territorio.

Secondo i Carabinieri del Comando Provinciale di Foggia che indagano sull'episodio, un'automobile con i sicari a bordo avrebbe affiancato il maggiolone sul quale si trovavano Romito, ritenuto dagli investigatori uno degli esponenti di spicco dell'omonimo clan che negli ultimi anni si e' contrapposto al clan dei Libergolis nella cosiddetta faida del Gargano, e De Palma. I killer hanno aperto il fuoco con un fucile d'assalto Kalashnikov AK-47 e un fucile da caccia calibro 12, uccidendo sul colpo Romito e De Palma per poi inseguire e uccidere i fratelli Luciani, incolpevoli testimoni.

Era sfuggito ad altri agguati Mario Luciano Romito, di 50 anni, boss della mafia garganica, ritenuto dagli investigatori a capo dell'omonimo clan che negli ultimi anni si e' contrapposto al clan dei Li bergolis di Monte Sant'Angelo nella cosiddetta faida del Gargano. Tra gli episodi più eclatanti, quello avvenuto il 18 settembre del 2009: Mario Luciano Romito - obiettivo dei killer che hanno agito oggi - usci' illeso da un attentato dinamitardo mentre si stava recando, in compagnia del fratello Ivan, alla caserma dei carabinieri dove aveva l'obbligo di firma.

Il cofano dell'Audi A4 Station Wagon sulla quale viaggiavano lui e il fratello - anche lui non ebbe ferite - salto' in aria a causa di una bomba. E' stato inoltre coinvolto nel blitz contro la faida del Gargano portato a termine dagli uomini dell'Arma il 23 giugno del 2004, ma due anni piu' tardi, venne assolto da tutte le accuse. Mario Luciano e' fratello di Franco Romito, anche lui considerato dagli inquirenti uno dei presunti boss delle famiglie coinvolte nella faida.

Il regolamento definitivo dei conti tra le famiglie Romito e Li bergolis cominciò subito dopo la sentenza di primo grado del secondo maxiprocesso alla mafia garganica (sentenza del 7 marzo 2009): poco piu' di un mese dopo, il 21 aprile 2009, Franco Romito venne ucciso insieme col suo autista. Da anni - e' scritto negli atti giudiziari - Franco Romito aveva svolto un ruolo di confidente dei carabinieri e aveva persino partecipato con i carabinieri a posti di blocco per riconoscere alcuni latitanti della mafia garganica.

I Romito e i Li bergolis erano stati alleati per anni, nella loro annosa lotta contro il clan rivale degli Alfieri-Primosa, ma l'alleanza era durata sino alla lettura degli atti giudiziari, sino a quando i Li bergolis avevano scoperto che Franco Romito li aveva traditi da tempo, quando era diventato confidente degli investigatori, anche barattando, dunque, i suoi amici di un tempo con la libertà.

Franco Romito solo una decina di mesi prima di essere ucciso era stato assolto da accuse pesanti: associazione mafiosa, traffico di droga, duplice omicidio. Era pero' stato assolto sia in primo sia in secondo grado perche' era emersa la sua collaborazione con i carabinieri a varie operazioni tra le quali una trappola tesa nella sua masseria di Manfredonia (nella quale aveva fatto piazzare microspie agli investigatori) per far confessare omicidi ed estorsioni ai boss dei clan rivali dei Li Bergolis e Lombardi. All'uccisione di Franco Romito seguirono varie feroci esecuzioni con una scia di morti, tra cui, il figlio di lui, il ventitreenne Michele, freddato il 27 giugno del 2010 in un agguato mentre era in auto con lo zio, Mario Luciano Romito, scampato alle pallottole e ferito in maniera lieve.

La strage di oggi si inserirebbe in una nuova guerra fra clan del Gargano: con i morti di oggi sono 17 le persone ammazzate dall'inizio dell'anno e ci sarebbero anche due lupare bianche. L'ultimo delitto, il 27 luglio, è stato quello del ristoratore di Vieste, Omar Trotta, 31 anni, freddato a colpi di pistola all'ora di pranzo mentre si trovava nel suo locale, 'L'antica Bruschetta'.

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