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Yara, attesa per la sentenza d'appello. Bossetti in aula: "Poteva essere mia figlia, animale chi l'ha uccisa"

MILANO. Giudici della Corte d'assise d'appello di Brescia oggi in camera di consiglio per la sentenza a carico di Massimo Bossetti, 46 anni, condannato all'ergastolo per l'omicidio della tredicenne di Brembate di Sopra, Yara Gambirasio.

Bossetti, all'inizio delle sue dichiarazioni spontanee, ha voluto rivolgere un "sincero pensiero" a Yara Gambirasio per il cui omicidio è stato condannato all'ergastolo. "Poteva essere mia figlia, la figlia di tutti noi - ha detto Bossetti -, neanche un animale avrebbe usato tanta crudeltà".

Bossetti ha chiesto scusa per "il comportamento scorretto" tenuto nella prima udienza quando era sbottato alle affermazioni del sostituto pg. "Pensate però come può sentirsi una persona attaccata con ipotesi fantasiose e irreali", ha detto, leggendo dei fogli estratti da una cartella rossa.

I giudici della corte d'assise di Appello di Brescia si sono riuniti in camera di consiglio. Il presidente, Enrico Fischetti, non ha dato tempi per la decisione. "Non abbiamo limiti", ha detto in aula

Parte, dunque, l'attesa per una sentenza o per un'ordinanza, qualora i giudici, presieduti da Enrico Fischetti, dovessero decidere di accogliere l'istanza di ripetizione dell'esame del Dna trovato sul corpo della ragazza uccisa che secondo gli accertamenti scientifici appartiene a Massimo Bossetti.

La Corte potrebbe altrimenti uscire con la conferma dell'ergastolo inflitto in primo grado oppure con un aggravamento della pena di sei mesi di isolamento diurno perchè, come chiesto dal sostituto pg Marco Martani, deve essere condannato anche per la calunnia ai danni di un suo collega di lavoro verso il quale avrebbe cercato di indirizzare le indagini.

Per questo reato il muratore era stato assolto in primo grado ma il pm di Bergamo Letizia Ruggeri aveva impugnato la sentenza. Oppure, sulla scorta di quanto emerso dagli atti del processo bergamasco e dalla discussione in aula a Brescia, i giudici potrebbero decidere di assolverlo, come chiesto in modo anche veemente dai suo difensori, Claudio Salvagni e Paolo Camporini.

I difensori hanno infatti provato a introdurre elementi nuovi, compresa una fotografia del campo di Chignolo in cui fui trovato il corpo che metterebbe in dubbio il fatto che il cadavere della tredicenne sia rimasto lì per tre mesi, come ricostruito dall'accusa. Un elemento che aveva causato dure reazioni delle parti civili: "E' una foto tarocchissima", aveva esclamato uno degli avvocati della famiglia Gambirasio, Andrea Pezzotta. Quell'elemento, è ancora "su judice": la Corte aveva consentito infatti che se ne parlasse in aula, precisando, però, che si riservava di valutarne l'ammissione nel fascicolo che, allo stato, "è quello di primo grado".

Queste le tappe della vicenda:

26 novembre 2010: Yara Gambirasio, 13 anni, scompare a Brembate di Sopra. Ha lasciato la palestra in cui pratica la ginnastica ritmica ad appena 700 metri da casa. Alle 18.47 il suo telefonino si aggancia a una cella, poi la traccia scompare.

5 dicembre: Mohamed Fikri, marocchino che lavora in un cantiere edile, e' fermato a bordo di una nave diretta a Tangeri. La sua posizione sarà archiviata perche' del tutto estraneo alla vicenda.

26 febbraio 2011: Il corpo di Yara e' ritrovato in un campo a Chignolo d'Isola, una decina di chilometri da Brembate (Bergamo). E' stata uccisa sul posto, con alcune coltellate ma e' morta anche per il freddo. 15 giugno 2011: gli investigatori isolano una traccia di dna maschile sui leggins e slip della ragazza.

18 settembre 2012: Nasce ufficialmente la 'pista di Gorno': è estratto da una marca da bollo su una vecchia patente il Dna di Giuseppe Guerinoni, di Gorno sposato e padre di due figli, morto nel 1999, simile a quello trovato sul corpo di Yara. Comparato con il suo nucleo famigliare, non porta a risultati; da qui l'ipotesi di un suo figlio illegittimo. Sarà per mesi Ignoto 1.

16 giugno 2014: E' arrestato Massimo Bossetti, muratore di Mapello, sposato e padre di tre figli. Due giorni prima gli era stato prelevato il Dna che era risultato coincidere con quello di Ignoto 1. A lui gli investigatori erano giunti attraverso la madre, Ester Arzuffi, che, secondo l'accusa, aveva avuto una relazione con Guerinoni.

3 luglio 2015: Comincia a Bergamo il processo: la difesa dell'imputato chiede 700 testimoni che saranno poi sfoltiti dalla Corte

13 maggio 2016: Il pm Letizia Ruggeri chiede per Bossetti l'ergastolo e sei mesi di isolamento diurno. 17 giugno: I difensori chiedono l'assoluzione: "Questo imputato in diritto sarebbe già assolto", e "qualcuno vorrebbe utilizzare questo processo per propaganda forcaiola".

1 luglio 2016: Massimo Bossetti è condannato all'ergastolo. E' invece assolto per la calunnia ai danni del collega.

30 giugno 2017:  Comincia il processo d'appello davanti ai giudici della Corte d'appello di Brescia. Il sostituto pg definisce "ineccepibile" la sentenza di primo grado e chiede anche la condanna per calunnia.

14 luglio: Si conclude il dibattimento: "Noi siamo disponibili a metterci la faccia e Bossetti ci metterà il suo sangue, ma dateci questi accertamenti in contraddittorio per comparare il Dna dell'imputato con la traccia genetica trovata sul cadavere", chiede con forza la difesa, "altrimenti va assolto".

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