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Lite fra migranti: a Palermo sei condanne a 18 anni, otto gli assolti

PALERMO. Sono stati condannati a 18 anni di reclusione, a fronte dell’ergastolo chiesto dalla Procura, sei dei 15 imputati nel processo per la morte di nove migranti. Erano accusati di aver ucciso nove passeggeri cristiani di un barcone che trasportava migranti  durante una traversata tra la Libia e la Sicilia nel 2015. Altre otto persone (una delle quali accusata di essere uno scafista)  sono state invece assolte per non aver commesso il fatto.

I condannati sono Mohamed Kantina, Ousman Camara, Kabine Konate, Maurizio Mouri, Hamed Doumbia, Uma Kulibali. Seckou Diop - accusato di favoreggimaneto dell'immigrazione clandestina - ha avuto quattro anni.

Assolti Jean Baptiste Mabie, Abubacar Keit, Kante Bakadialy, Aboubakar Sidibe, Moustafa Toumadi, Moussa Kamagnate, Kaba Somauro e Biliti Abbas. Per loro è stata disposta l’immediata scarcerazione.Secondo l’accusa, per questioni religiose i 14 musulmani, quasi tutti ivoriani, avrebbero gettato in mare le nove vittime. Secondo il racconto di alcuni testimoni, infatti, l’omicidio sarebbe scattato per divergenze religiose: i nove cristiani si sarebbero rifiutati di pregare Allah sull’imbarcazione.

Il processo per omicidio plurimo aggravato dall’odio religioso si è svolto nell’aula bunker dell’Ucciardone e l’accusa era rappresentata dai sostituiti procuratori Renza Cescon, Claudio Camilleri e Marina Ingoglia.

Gli avvocati hanno sostenuto una tesi ben diversa da quella dell’accusa: non vi sarebbe stata alcuna strage di cristiani su quel gommone, ma la morte di alcuni passeggeri – come purtroppo spesso accade – sarebbe stata un fatale incidente: l’imbarcazione avrebbe iniziato ad imbarcare acqua, perché forata (ipotesi che la Procura nega), e diverse persone sarebbero cadute in mare.

A dimostrarlo, secondo gli avvocati, ci sarebbero le foto scattate durante i soccorsi. In più i sei testimoni sarebbero stati assieme al momento del riconoscimento “trasmettendosi” i ricordi. Tra l’altro il racconto di uno dei testimoni chiave del processo, un uomo a cui sarebbe stato ammazzato il fratello durante quella tragica traversata, è già stato giudicato inattendibile e non riscontrato dal tribunale dei minorenni, dove è stato giudicato un altro giovanissimo indagato per la presunta strage.

Il fascicolo a suo carico è stato infatti archiviato a febbraio 2016 perché non c’erano elementi sufficienti per sostenere l’accusa: il testimone, durante i riconoscimenti dei presunti assassini di suo fratello e di altri passeggeri, avrebbe indicato anche i figuranti come responsabili.

Secondo gli avvocati Giuseppe Brancato (che assisteva tre degli assolti: Mabie, Kamagnate e Somauro), Giorgia Spinnato, Domenico Trinceri, Giuseppe Piazza, Cristina Marasà, Francesca Di Matteo, Lorenzo Marchese, Mauro Barraco, Mario Caputo e Salvatore Sieli che difendono i 14 imputati, le testimonianze a sostegno della presunta strage di cristiani non solo sarebbero confuse, ma sarebbero anche poche. Solo sei dei passeggeri avrebbero riferito i fatti in questi termini, decine di altri, di cui ormai si sono perse le tracce, non sarebbero mai stati sentiti dalla polizia. Una decina di altri passeggeri ancora, rintracciati in altre città d’Italia, avrebbe poi parlato di un incidente e non avrebbe confermato le presunte liti per motivi religiosi.

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