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Eutanasia minore in Belgio, la vedova Coscioni: Italia segua esempio

ROMA. Dal Belgio arriva "un esempio di civiltà. Una traccia da seguire. Una legge che tutela e riconosce la soggettività dei minori". Lo Stato "ha rispettato la volontà di un suo cittadino". Lo dice a Qn Maria Antonietta Farina Coscioni, presidente dell'Istituto Luca Coscioni intitolato al marito morto nel 2006 per Sla, a proposito del caso di eutanasia su un diciassettenne in Belgio.

"Di fronte allo strazio di una malattia incurabile, quando la fine della vita è vicina e il dolore troppo forte, un Paese europeo ha ritenuto che la volontà del minore non contasse meno del parere dei genitori. È una conquista". "A due anni dell'approvazione della legge, questo è il primo caso. La prova di un assetto sociosanitario e normativo molto serio e strutturato. Esiste un preciso protocollo che prevede l'opzione eutanasica solo in particolari condizioni. Non esiste un rischio di deriva".

La sedazione profonda, aggiunge, è "l'alibi di chi ha paura di riaprire il dibattito sui casi di fine vita più strazianti. Pur sapendo tra l'altro che lo Stato - questo Stato - non ha la forza e i mezzi per sostenere i malati terminali, specie per malattie rare e patologie incurabili tali da creare una condizione di evidente indegnità esistenziale, aumentando prostrazione e frustrazione. Un dramma nel dramma".

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