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Caccia, al via le "preaperture" in 16 regioni: ecco le regole per la Sicilia

ROMA. Prende il via domani in 16 regioni italiane la stagione della caccia, nella forma delle consuete quanto contestate preaperture in deroga al calendario venatorio, che per legge inizia la terza domenica di settembre.

I cacciatori potranno puntare le doppiette contro ghiandaie e colombacci nei boschi, germani e anatre selvatiche in stagni e lagune, ma anche tortore, merli, tordi, gazze, cornacchie nere e grigie, quaglie, marzaiole, alzavole e beccaccini. Nel complesso sono 12 le specie coinvolte, ma i numeri e le date variano in base alle regole stabilite dalle regioni in cui si potrà sparare, e che sono tutte tranne Lombardia, Liguria, Valle d'Aosta e Trentino Alto Adige.

Le doppiette potranno cominciare a sparare quindi anche in Sicilia per 5 giorni fissi: 1, 3 e 4 settembre per la tortora; 1, 3, 4, 10 e 11 settembre per il colombaccio. Divieto di caccia in tutti gli altri giorni e per le altre specie, compreso il coniglio: la violazione dei limiti prevede l'arresto fino ad un anno o l'ammenda fino a 2.582 euro; la legge, inoltre, prevede che per i trasgressori il questore disponga la sospensione del porto di fucile da caccia fino a tre anni.

Nel periodo della preapertura è consentita solo la caccia «da appostamento»: il cacciatore non potrà andare in giro per la campagna alla ricerca della fauna ma dovrà star fermo e nascondersi dietro un capanno, in attesa del passaggio della selvaggina.

«È la prima volta che questo tipo di limitazioni - spiega il Wwf Sicilia centrale - sono applicate nell'Isola, per scelta dell'assessore Antonello Cracolici cui va riconosciuto il merito di aver iniziato a gestire la materia con una maggiore autonomia dell'amministrazione regionale, prima appiattita sui desiderata del mondo venatorio. La preapertura così ristretta aveva lo scopo di evitare che il calendario venatorio si ponesse in aperto e palese contrasto con i principi delle direttive comunitarie. Ma ciò non basta in quanto la caccia ai primi di settembre resta comunque di gravissimo danno e impatto per gli animali selvatici: si comincia a sparare quando sono presenti ancora specie protette migratrici. La caccia anticipata alla tortora, poi, è ingiustificata poichè rientra nelle categorie Spec (Species of European Conservation Concern) di livello 3».

Il Wwf aveva chiesto alla Regione di attuare scelte virtuose orientate alla protezione della natura e della fauna selvatica. «Appello inascoltato - aggiunge la nota - visto che, nel pieno rispetto dei "limiti di carniere" legalmente stabiliti dalla Regione, in ognuno dei 5 giorni di preapertura al colombaccio, per esempio, sarà possibile ucciderne fino a 510 mila esemplari (15 al giorno per ognuno dei 34 mila cacciatori siciliani), ovvero 2.550.000 nelle due settimane di preapertura».

«Nel pieno di una devastante stagione di incendi dolosi (la Sicilia è la regione italiana più colpita dall'inizio dell'anno con 10.258 incendi) in particolare le province di Caltanissetta ed Enna - dice Ennio Bonfanti, presidente del Wwf Sicilia centrale e rappresentante del Wwf Italia nel Comitato regionale faunistico-venatorio - questa preapertura rischia di essere un duro colpo per la fauna già stremata dal fuoco».

All'Assemblea regionale siciliana un disegno di legge, all'ordine del giorno alla ripresa dei lavori d'aula, prevede - conclude Bonfanti - un'incredibile colpo di spugna sulle sanzioni (già blande) per chi non rispetta le regole. Come se non bastasse, si prevede la caccia tutto l'anno nei 'quagliodromi" dove si potrà sparare qualsiasi specie animale riprodotta in allevamento e appositamente liberata in campo; la caccia nei demani forestali, attualmente vietata; la liberalizzazione dell'elenco delle specie cacciabili (anche specie non presenti in Sicilia come cervi, starne, caprioli) e dei periodi di caccia. Una legge 'calibro 12', insomma che il Wwf contrasterà in ogni sede».

Inevitabile l'opposizione degli ambientalisti, sia alla pratica venatoria in sè - «700mila cacciatori, poco più dell'1% della popolazione, compiranno l'ennesima mattanza ai danni di decine di milioni di animali», denunciano - sia alle preaperture, colpevoli di esporre le specie al fuoco in un periodo di vulnerabilità.

Alla fine dell'estate, evidenzia il Wwf, ci sono «piccoli ancora immaturi, uccelli migratori che devono prepararsi a lunghi voli, la scarsità di acqua e cibo a causa delle siccità estive e degli incendi, insieme a specie che stanno ancora nidificando». La Lipu accende i riflettori sulla tortora selvatica, «a rischio strage», e punta il dito contro «la mancanza o le gravi carenze dei piani faunistici venatori delle Regioni: vecchi, prorogati o addirittura inesistenti, tale da far concludere che la caccia italiana è nel suo complesso totalmente illegittima, ovvero priva delle condizioni di base per la sua sostenibilità».

Parla di «rito barbarico e ingiustificabile» la deputata Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la difesa degli animali e dell'ambiente. «Un esercito ben armato invaderà i boschi e le campagne, pronto a sparare su qualsiasi animale abbia la sventura di trovarsi sulla lista delle specie cacciabili, sulla base di calendari venatori che in alcuni casi - sottolinea - sfidano apertamente le norme europee e quindi procureranno nuove procedure di infrazione».

Fenaveri, la neonata Federazione nazionale delle associazioni venatorie riconosciute, difende il ruolo dei cacciatori: «Siamo utili, necessari nel controllo della fauna selvatica al servizio degli agricoltori e della collettività tutta. Per la tutela delle colture agricole serve l'uomo-cacciatore, il cinghialaio e il controllore, i loro fucili».

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