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Folla in via D'Amelio, così Palermo ricorda Paolo Borsellino

Foto di Marco Gullà

PALERMO. Via D'Amelio oggi è piena di colori, manifesti e striscioni. Un gruppo di bambini colora e riempe i cartelloni di slogan e frasi che ricordano il giudice Paolo Borsellino. Memoria. E' così che da stamattina è iniziata la commemorazione della strage di via D'Amelio, in cui furono uccisi il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta. Ventiquattro anni dopo, si ricorda quel terribile attentato, di cui ancora non si conosce tutta la verità.

E mentre in via D'Amelio i bambini sono impegnati in attività laboratoriali, alla Caserma Lungaro si è svolta la tradizionale deposizione della corona di fiori, deposta dal capo della polizia, Franco Gabrielli presso la lapide di Borsellino. Alla cerimonia erano presenti, tra gli altri, il questore Guido Longo, il vicepresidente della Regione, Mariella Lo Bello, il presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone e alcuni familiari delle vittime tra cui Manfredi Borsellino, figlio di Paolo.

Le manifestazioni sono continuate nel pomeriggio e dalle 15 via D'Amelio ha ospitato sul palco gli interventi organizzati dalle Agende rosse. I nomi di Paolo Borsellino e degli agenti di scorta Emanuela Loi, Claudio Traina, Eddie Walter Cosina, Agostino Catalano sono stati scanditi dal palco di via D'Amelio poco prima delle note del silenzio, all'ora della strage, le 16.58, 24 anni dopo quel 19 luglio 1992. Poi un lungo applauso ha sciolto la tensione, dopo che decine di agende rosse sono state alzate dagli attivisti.

"Oggi non servono più i rappresentanti dell'antimafia ma servono tanti esponenti della cultura e della prassi antimafiosa, esponenti che possono essere il nostro vicino di casa, oppure il collega d'ufficio. Nel tempo in cui la mafia si identificava con lo Stato, chi combatteva la mafia era un professionista, un protagonista. Certamente lo era il cardinale Pappalardo, isolato nel mondo della Chiesa; certamente lo erano Falcone e Borsellino e i poliziotti impegnati nella caccia ai latitanti e ai capitali mafiosi; certamente lo era Libero Grassi, isolato nel mondo imprenditoriale". Lo ha detto il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, presente in via D'Amelio. "Oggi quel tempo, dopo le stragi del '92 e grazie alla mobilitazione della società civile è passato, ma assistiamo all'autoproclamazione di rappresentanti dell'antimafia che hanno utilizzato questo loro status per avere scampoli di impunità o per fare affari, come dimostrato da tanti fatti di cronaca di questi anni - ha affermato - Ogni volta che qualcuno di questi autoproclamatisi paladini antimafia viene smascherato non posso che commentare in modo tranciante: meno uno".

"All'interno dello Stato ci sono ancora troppi corrotti, troppi mafiosi e troppi depistaggi. Dopo il 1992 le mafie hanno cambiato strategia, forse anche per effetto della trattativa che credo sia il motivo dell'uccisione di Paolo Borsellino che aveva capito che mentre alcuni indagavano altri trattavano". Lo ha detto il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, arrivato in via D'Amelio per ricordare le vittime della strage di 24 anni fa.

"Ci vuole un'antimafia sociale forte, una politica che rompa ogni collusione con i colletti bianchi, che tolga l'ossigeno politico alle mafie, schierarsi è fondamentale - ha aggiunto De Magistris - questo Paese deve sapere chi lo ha tradito, un Paese che ha nelle sue fondamenta la trattativa che Paese è?".

De Magistris ha poi ricordato di aver conosciuto da giovane magistrato la moglie di Falcone, Francesca Morvillo: "Era presidente della mia sottocommissione d'esami al concorso in magistratura, ricordo la croma blindata con Falcone che il 22 maggio pomeriggio venne a prenderla all'hotel Ergife. Erano dei miti per me, giovane magistrato, insieme a Paolo Borsellino, conosciuto ad aprile a un convegno a Napoli. Poi lo shock delle stragi". In via D'Amelio sono arrivati Renato Accorinti, sindaco di Messina, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando e Giovanni Impastato, fratello di Peppino, assassinato dalla mafia.

"Ai tempi di Paolo Borsellino la legalità era quella che garantiva i diritti, dopo le stragi c'è stata una grande promessa di coniugare legalità e sviluppo, a questa promessa la gente per tanto tempo ha creduto. Oggi questa promessa non è stata mantenuta, la Sicilia è la regione più povera di Italia e dove è più forte la diseguaglianza economica, lentamente la legalità ha cambiato il suo Dna, avanza una nuova legalità sostenibile che invece di attribuire i diritti li depotenzia subordinandoli ai diritti del mercato".

Lo ha detto il procuratore generale della corte di Appello di Palermo, Roberto Scarpinato, intervenendo in via D'Amelio. "Ciò chiama in causa una politica che sembra avere cancellato dalla sua agenda la questione meridionale - ha aggiunto - e che non si rende conto che se la legalità non produce giustizia sociale e uguaglianza economica comincia a perdere credibilità".

«Il fatto che non ci sia nessuna verità sulla strage in cui morirono Paolo Borsellino e la scorta è motivo di preoccupazione. Io che sono un ottimista sottolineo però che la determinazione dell'autorità giudiziaria non ci si è fermati a quella che era una verità di comodo», ha detto il capo della polizia, Franco Gabrielli, oggi a Palermo per la commemorazione della strage di via D'Amelio. «Di questo si deve dare atto - ha proseguito - Avremmo potuto fermarci e invece abbiamo proseguito per ricostruire gli eventi e individuare i colpevoli».

"Onorare Borsellino significa continuare la sua battaglia. Lo Stato e la società hanno gli anticorpi per colpire e sconfiggere tutte le mafie", ha affermato nel corso della mattina il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in un messaggio per l'anniversario della strage in cui il 19 luglio del 1002 rimasero uccisi il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta.

"Nell'anniversario della strage di via D'Amelio - ha detto Mattarella - che la mafia concepì e realizzò con la medesima, disumana ferocia dell'azione terroristica di pochi mesi prima a Capaci - desidero rinnovare il mio commosso omaggio a Paolo Borsellino e agli agenti caduti, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Cosina, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina. La memoria del loro sacrificio è incancellabile nella coscienza degli italiani e costituisce parte intangibile della riscossa dei cittadini onesti contro la sopraffazione, contro il giogo liberticida delle organizzazioni criminali e contro le loro reti di complicità. Paolo Borsellino e Giovanni Falcone sono stati magistrati di straordinario valore, uniti dal medesimo impegno e drammatico destino. Uomini coraggiosi, che hanno ottenuto successi storici contro il cancro mafioso. Servitori della Repubblica, hanno cercato la verità con tenacia, rigore, intelligenza e, nel contempo, hanno promosso la legalità in un fecondo rapporto con la società e le istituzioni".

E ancora: "L'assassinio di Borsellino, delle donne e degli uomini della scorta, costituisce una ferita grave inferta nel corpo della democrazia italiana. L'azione e l'esempio di queste personalità costituiscono un'eredità ricca e positiva, a cui hanno potuto attingere tanti altri servitori dello Stato, e, insieme a loro, numerosi cittadini e tanti giovani. Dobbiamo essere consapevoli di questo patrimonio e impiegarlo perché la vittoria sulla criminalità sia piena. Onorare Borsellino significa continuare la sua battaglia. Lo Stato e la società hanno gli anticorpi per colpire e sconfiggere tutte le mafie. Il diritto e l'ordinamento democratico costituiscono garanzie, oltre che irrinunciabili presidi di civiltà. Sta alla responsabilità di tutti procedere con coerenza e determinazione. Lo spirito di unità tra le forze migliori della comunità è indispensabile in questo impegno prioritario. Con questo spirito, desidero esprimere la mia vicinanza ai familiari e la mia partecipazione al dolore che si rinnova. Tutta l'Italia che ama la libertà e la giustizia è con loro".

Un tweet in ricordo del giudice ucciso dalla mafia, quello pubblicato stamattina dal premier Matteo Renzi: «Paolo Borsellino. La sua professionalità. E i suoi agenti: Emanuela, Agostino, Vincenzo, Walter, Claudio. L'Italia non dimentica #19luglio».

«A 24 anni dal sacrificio giudice #Borsellino e dei 5 agenti di scorta non solo dovere #memoria ma ancora bisogno fare piena luce su strage» twitta la presidente della Camera Laura Boldrini.

 

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