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Papa Francesco: "Basta raccomandazioni e favoritismi nel lavoro"

Bergoglio: "Ma cosa fa un giovane che non lavora? Finisce nelle dipendenze, malattie psicologiche e suicidi"

CITTÀ DEL VATICANO. «Oggi, nel mondo del lavoro - ma in ogni ambiente - è urgente educare a percorrere la strada, luminosa e impegnativa, dell'onestà, fuggendo le scorciatoie dei favoritismi e delle raccomandazioni: sotto c'è la corruzione». Lo ha detto papa Francesco durante l'udienza in Sala Nervi al Movimento Cristiano Lavoratori (Mcl).

Per Francesco le «compravendite morali» sono «indegne dell'uomo» e «vanno respinte», altrimenti «ingenerano una mentalità falsa e nociva, che va combattuta»: «quella dell'illegalità, che porta alla corruzione della persona e della società».

Secondo il Papa «educare aiuta a non cedere agli inganni di chi vuol far credere che il lavoro, l'impegno quotidiano, il dono di sè stessi e lo studio non abbiano valore».

«Aggiungerei che oggi, nel mondo del lavoro - ma in ogni ambiente - è urgente educare a percorrere la strada, luminosa e impegnativa, dell'onestà, fuggendo le scorciatoie dei favoritismi e delle raccomandazioni: sotto c'è la corruzione», ha proseguito. «Ci sono sempre queste tentazioni, piccole o grandi, ma si tratta sempre di 'compravendite morali', indegne dell'uomo: vanno respinte, abituando il cuore a rimanere libero. Altrimenti, ingenerano una mentalità falsa e nociva, che va combattuta: quella dell'illegalità, che porta alla corruzione della persona e della società».

«L'illegalità è come una piovra che non si vede: sta nascosta, sommersa, ma con i suoi tentacoli afferra e avvelena, inquinando e facendo tanto male. Educare è una grande vocazione: come san Giuseppe addestrò Gesù all'arte del falegname, anche voi siete chiamati ad aiutare le giovani generazioni a scoprire la bellezza del lavoro veramente umano».

«Il lavoro dovrebbe unire le persone, non allontanarle, rendendole chiuse e distanti. Occupando tante ore nella giornata, ci offre anche l'occasione per condividere il quotidiano, per interessarci di chi ci sta accanto, per ricevere come un dono e come una responsabilità la presenza degli altri».

No allo sfruttamento, dice Bergoglio: «Occorre formare a un nuovo 'umanesimo del lavoro', perché viviamo in un tempo di sfruttamento dei lavoratori dove si sfruttano i lavorati in un tempo dove il lavoro non è proprio al servizio della dignità della persona, ma è lavoro schiavo. Dobbiamo educare a un 'umanesimo del lavorò, dove l'uomo, e non il profitto, sia al centro; dove l'economia serva l'uomo e non si serva dell'uomo».

Il dramma dei nuovi esclusi del nostro tempo: ha definito così il Pontefice la mancanza di lavoro: «Di fronte alle persone in difficoltà e a situazioni faticose - penso anche ai giovani per i quali sposarsi o avere figli è un problema, perchè non hanno un impiego sufficientemente stabile o la casa - non serve fare prediche; occorre invece trasmettere speranza, confortare con la presenza, sostenere con l'aiuto concreto».

Oggi, ha detto, «ci sono persone che vorrebbero lavorare, ma non ci riescono, e faticano persino a mangiare». «Voi incontrate tanti giovani che non lavorano - ha aggiunto -: davvero, come avete detto, è il dramma dei 'nuovi esclusi del nostro tempo', e vengono privati della loro dignità. La giustizia umana chiede l'accesso al lavoro per tutti». E su questo, «anche la misericordia divina ci interpella».

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