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Lo Voi in Commissione Antimafia: caso Bagheria dimostra la staffetta degli estorsori

ROMA. "L'ultima operazione a Bagheria ha dimostrato la staffetta degli estorsori, venuto meno un capo mafia perché arrestato, ne subentrava un secondo e poi un terzo. Se le ferie non se le prendono loro non possiamo prenderle nemmeno noi": così il procuratore della Repubblica di Palermo Francesco Lo Voi davanti alla Commissione Antimafia.

"Bisogna far vedere la continuità della risposta; l'azione di contrasto deve essere continua, permanente e sempre ad un livello alto", ha proseguito Lo Voi, che ha parlato di "pendenza di svariate richieste di custodia cautelare presso l'ufficio gip del tribunale di Palermo, presentate nel corso degli ultimi mesi e che solo negli ultimi tempi stanno ricominciando a vedere la luce. Si è creato un imbuto che rischia di rallentare l'effettività del contrasto; questi problemi spero saranno risolti a breve". "Anche per questo - ha proseguito il procuratore - credo nelle prossime settimane potremo raggiungere qualche altro buon risultato nel prosieguo delle nostre indagini, fermo restando che il nostro compito è fare indagini e processi, le decisioni vengono prese dai giudici. Non basta presentare 50 arresti, bisogna poi vedere quanti si traducono in condanne: se la proporzione non fosse fisiologica, come è adesso, bisognerebbe capire dove abbiamo sbagliato".

COSA NOSTRA. "La situazione rimane molto complessa per una serie di cause di varia natura collegate all'essenza stessa di Cosa Nostra che è stata e continua a essere una associazione unitaria che agisce con regole ben determinate e anche nei periodi di cosiddetta sommersione non cessa di esercitare da un lato il suo capillare controllo del territorio e dall'altro continua a portare a termine traffici illeciti". E ancora: "Questa situazione - sottolinea - richiede un monitoraggio costante da parte degli inquirenti e un surplus di impegno da parte della Dda e richiede la capacità di intervento e risposta in tempi rapidi. Bisogna fare attenzione alla sommersione, al silenzio: è vero che Cosa Nostra ha subito colpi rilevanti nel corso degli ultimi due decenni, ma registriamo la capacità di Cosa Nostra di autorigenerazione che non raggiunge più quei livelli rappresentati dagli uomini d'onore di una volta ma non per questo non è pericolosa, anzi; rischiano di essere più pericolosi". "Bisogna stare attenti ai momenti di apparente silenzio e alla capacità di rigenerazione di Cosa Nostra. Tutto questo - ha proseguito Lo Voi - si accompagna a composizioni, scomposizioni e ricomposizioni di famiglie e mandamenti mafiosi che derivano dalle scarcerazioni di coloro che già condannati si trovano a essere scarcerati per aver scontato la pena. Questi soggetti che continuano a mantenere contatti con il territorio, tornati in libertà hanno interesse a riconquistare posizioni sospese e hanno la capacità di creare delle frizioni sia all'interno dei rispettivi territori di appartenenza che in quelli vicini".

MAPPA DEI MANDAMENTI. "Se mi chiedeste di fare una mappa aggiornata, parlo di Palermo, dei mandamenti e delle famiglie, avrei qualche difficoltà perché, secondo le indagini, è legata alla specifica forza e autorevolezza del personaggio che si trova a dirigere una delle famiglie o dei mandamenti". Così il procuratore della Repubblica di Palermo, Francesco Lo Voi, in Commissione Antimafia. "Se rientra in campo un soggetto autorevole, si riarticola l'assetto territoriale. Ecco perché l'essenza di Cosa Nostra con il mantenimento delle sue regole, delle strutture, dei percorsi decisionali, si coniuga con questa loro flessibilità. Noi dobbiamo reagire con pari flessibilità di intervento. Ciò rende più difficili le indagini", ha proseguito Lo Voi. "Quella scomposizione e ricomposizione di cui parlavo è legata alla specifica forza e alla autorevolezza del personaggio che si trova a dirigere una delle famiglie o uno dei mandamenti. Lo spostamento della sede del mandamento da una famiglia all'altra è effetto di una scelta non territoriale ma personale", ha concluso il procuratore capo di Palermo.

MESSINA DENARO. "Il ruolo di capo assoluto non sembra essere rivestito in questo momento da Matteo Messina Denaro", ha detto Lo Voi.  "In questo momento probabilmente non c'è il capo assoluto dentro Cosa Nostra: questo per certi versi però rafforza la struttura classica, storica, di Cosa Nostra che non prevede il capo assoluto ma l'incontro delle espressioni, una collegialità mobile". Quanto a Messina Denaro, "ci si trova di fronte a un latitante diverso da quello a cui eravamo abituati prima. E' un latitante sui generis che controlla il suo territorio che non per questo sta permanentemente sul suo territorio; è un latitante che continua a utilizzare i pizzini per lo scambio delle informazioni ma non escludiamo utilizzi sistemi di comunicazione più tecnologici e molto meno controllabili è un latitante mobile sul territorio nazionale e anche al di fuori. Le attività per la sua cattura sono difficili, estremamente complesse e vedono impegnato il meglio delle forze di polizia che abbiamo in Italia in un gruppo interforze che sta lavorando senza tralasciare nulla". Quanto alle coperture di cui il boss sta godendo, per il procuratore di Palermo "nascono da ipotesi investigative che fanno ritenere che 23 anni di latitanza è difficile reggerli senza un qualche appoggio che non deve essere per forza di altissimo livello e che contestualmente sulla base di elementi su cui si sta lavorando ci fanno ritenere che non siano neanche di basso livello: professionisti, imprenditori, persone collegate a determinati ambienti, non esclusa la Massoneria".

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