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Zichittella: «Dai migranti alla pena di morte, da Francesco una scossa agli Usa»

«L'incontro a sorpresa con un gruppo di vittime della pedofilia conferma una linea che Papa Francesco ha adottato già da tempo. Un gesto in sintonia con quanto fatto da Benedetto XVI, che è stato il primo ad avviare la strada del rigore su questo tema, e che Bergoglio ha rafforzato.
È tipico di Bergoglio: dà più importanza ai gesti che alle parole...». Giornalista, inviato del settimanale Famiglia Cristiana - ha realizzato reportage sull' Algeria insanguinata dal terrorismo durante gli anni '90, sulla vita in Iraq durante l' embargo, su New York dopo l' 11 settembre-, Roberto Zichittella è milanese di nascita e romano d' adozione. Lontane origini siciliane, ha una chiave di lettura dei fatti con uno sguardo alla politica internazionale, che segue come conduttore di Radio3 Mondo, la trasmissione di Radio 3 Rai.
Ecco come racconta il modo in cui, fuori dall' Italia, i mass media hanno seguito la visita del Papa a Cuba e negli Stati Uniti d' America.

Che impatto hanno avuto, su giornali, tv, siti internet, le parole e i gesti del Pontefice?
«A Cuba, dove non c' è una stampa libera ma solo un giornale di governo, non c' è stata molta dialettica sulla visita del Papa. Diversa la lettura negli Usa: ha avuto grande attenzione perché si sa che Bergoglio è stato il "facilitatore" di questo avvicinamento con Cuba. Si di ce che abbia detto ad Obama, durante il loro primo incontro: "Se vuole conquistarsi la simpatia del Sudamerica deve fare la pace con Cuba". Negli Usa, dove c' è una forte presenza di esuli cubani, forse l' opinione pubblica si aspettava una condanna più esplicita della repressione castrista verso i dissidenti, o appelli diretti per la liberazione di detenuti o prigionieri politici. E il governo cubano pensava ad una condanna più forte dell' embargo Usa. Ecco, direi che il Papa si è mantenuto sulla linea della prudenza. Ha detto "non si abusa dei propri concittadini" ed è stato un messaggio chiaro. Ha mandato segnali in una Cuba ateista dal '72 al '92 dove la Chiesa, dalle visite di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, sta in qualche modo cercando di guadagnare più spazio. Un lavoro che chiede prudenza e diplomazia...».

Il richiamo contro le dittature è riuscito a raggiungere qualche obiettivo a Cuba o altrove?
«Nei Paesi dove ci sono dittature, pensiamo ad esempio alla Corea del Nord, è difficile che un messagio simile possa arrivare. Ha avuto più risonanza a Cuba, anche se ovviamente le parole del Pontefice hanno valore universale».

Negli Usa ha parlato di pena di morte, di stop all' uso facile delle armi. Argomenti su cui il Pontefice può fare breccia?
«Bisognerà vedere che effetti potrà avere sull' opinione pubblica e sulla politica. Prendiamo il tema della migrazione: è una questione che sta dividendo la politica americana. Il Papa, al Congresso, ha detto che gran parte della popolazione americana è figlia di migranti e che l' accoglienza deve essere giusta e fraterna. Ma nella destra politica, a partire dal candidato Donald Trump che sta assumendo un ruolo di rilievo nelle primarie repubblicane, sono concetti che non faranno breccia. Trump ha detto che sono parole che vanno rispettate ma che lui resta della propria idea: bisogna cacciare gli irregolari e costruire una barriera alla frontiera col Messico. Altri esponenti di destra temono che l' apertura ai migranti possa far correre il rischio dell' ingresso in Usa di terroristi. Insomma, negli Usa pesa ancora molto il ricordo dell' 11 settembre».
Dal Papa sono arrivate parole nette anche sull' abolizione della pena di morte...
«È un tema di cui raramente, da Obama ai politici, gli americani parlano. Il Papa ha fatto un discorso molto chiaro, ha chiesto l' abolizione totale della pena di morte. Ma l' applauso che ha ricevuto dal Congresso è stato tiepido. Alcuni esponenti di destra hanno detto: "Rispetto ma non obbedienza". Il Pontefice non ha invocato sull' argomento l' infallibilità papale né ha chiesto l' impegno di obbedienza dai cattolici né l' obiezione di coscienza. Molti mass media si sono chiesti come potrebbe reagire la Suprema Corte, che ha reintrodotto la pena di morte nel 1976, e dove c' è un giudice di origine italiana come Scalia o dove ci sono giudici cattolici. La presa di posizione di Bergoglio di certo incoraggerà i gruppi e i movimenti che si sono impegnati per l' abolizione della pena di morte. Ci sono in questo senso segnali incoraggianti: ci sono 19 stati abolizionisti, come il Nebraska che ha fatto la sua scelta a maggio. È uno stato del West, conservatore, eppure lì è stata ottenuta l' abolizione della pena capitale. Ma detto tutto ciò, non credo che la pena di morte sarà un tema della ormai imminente campagna elettorale per l' elezione del nuovo presidente degli Usa».

Il prossimo viaggio del Papa sarà in Africa a novembre. Cosa dobbiamo aspettarci?
«Il Pontefice andrà in Kenia, Uganda e Repubblica Centrafricana. E si calerà in una realtà molto complessa. Nella Repubblica Centrafricana è in corso una guerra civile, il Papa arriverà nel mezzo di un conflitto che risente anche dell' instabilità dei paesi confinanti. Nella capitale Bangui, appena pochi giorni fa, ci sono stati morti e feriti in scontri etnici e religiosi che coinvolgono musulmani e cristiani. Sarà interessante capire cosa dirà il Papa in un paese dove da decenni ci sono instabilità e violenza che bloccano ogni progetto di sviluppo. Anche in Kenia e Uganda ci sono tematiche interessanti legate al rischio del terrorismo islamico. In Kenia, dove sono stato l' anno scorso per lavoro, c' è una proliferazione di chiese e sette evangeliche incredibile. A Nairobi, ogni centro metri, c' è l' insegna di una chiesa: tante baracche di lamiera trasfomate in luogo di culto. In Uganda ci sono chiese evangeliche con posizioni molto conservatrici, leggi che hanno fatto discutere sulla repressione dell' omosessualità».

La comunicazione è una delle strade che anche questo Papa batte con facilità e successo. Dai selfie ai tweet, che presa hanno nel mondo globale?
Dove colpiscono di più?
«Il fatto che Bergoglio abbia un modo moderno di comunicare secondo me non va enfatizzato. Il sito Pontifex in lingua spagnola ha quasi 10 milioni di persone che lo seguono, i followers. Quello inglese 7,4 milioni; quello italiano 3 milioni. Dati che dicono molto. Il profilo twitter sul viaggio non è aggiornatissimo, è indietro di qualche giorno. Ecco, direi che Bergoglio comunica meglio con i gesti. È l' insieme di un mix moderno fatto di "selfie" con i telefoni nie i tweet, ma anche tradizionale, con lo stile pastorale del contatto diretto. Bergoglio dialoga con le persone con il corpo: si ferma e abbraccia il bimbo disabile, carezza la fronte delle persone malate. Sì, direi che per il Papa il contatto diretto con le persone vale più di ogni altra cosa».

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