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Il Papa atterra a Washington, tutta la famiglia Obama ad accoglierlo. Poi si allontana su una Fiat 500L

Il presidente Usa risponde a conservatori:«io non cattolico?Se serve recito Credo»

WASHINGTON. È arrivata tutta la famiglia Obama, con il presidente Barack, la first lady Michelle e le figlie Malia e Sasha ad accogliere papa Francesco al suo atterraggio a Washington, alla base militare di Andrews, proveniente da Cuba. Lunga la stretta di mano fra il Pontefice e il presidente americano, che lo ha accolto sotto la scaletta dell'aereo. Francesco ha stretto la mano anche a Michelle e alle due figlie. Tutti visibilmente emozionati e sorridenti.

Tra imponenti misure di sicurezza, nella base dove decolla e atterra l'Air Force One, c'è stato un primo scambio di battute tra Francesco e Obama mentre insieme si avviavano verso una delle salette, dove la first family ha avuto un breve incontro privato col Pontefice. «Le presento mia suocera», ha detto Obama introducendo al Papa Marian Robinson, la madre di Michelle. Il presidente e il Pontefice si rivedranno domani mattina alla Casa Bianca. Ma intanto ha destato già grande curiosità, anche sui media Usa, il fatto che Francesco, dopo aver salutato la famiglia Obama, è salito su una Fiat 500L scura con la targa del Vaticano con la quale si è recato alla Nunziatura, dove soggiorna nella capitale americana.

Arrivando negli Stati Uniti, dove l'opinione pubblica non è tutta a suo favore, papa Francesco ha dato già una risposta ai conservatori che, per le sue posizioni, mettono addirittura in dubbio il suo cattolicesimo, lo ritengono addirittura un «antipapa», dopo avergli dato, in passato, del «comunista».

«Mi chiedete se sono cattolico? Se è necessario posso recitare il Credo...», ha risposto ai giornalisti durante il volo. «Sono certo che non ho mai detto una cosa in più che non fosse nella Dottrina sociale della Chiesa», ha affermato. «Forse una spiegazione, come ad esempio dell'Enciclica, ha dato l'impressione di essere un pò più 'sinistrina' - ha aggiunto -, ma è un errore di spiegazione». «No, la mia dottrina su tutto questo, nella Laudato Sì, sull'imperialismo economico, è quella della dottrina sociale della Chiesa», ha ribadito. Alla domanda se con lui Fidel Castro si sia mostrato pentito delle sofferenze passate dalla Chiesa a Cuba, ha risposto che «del passato non abbiamo parlato». «Il pentimento è una cosa molto intima - ha sottolineato -, una cosa di coscienza».

Francesco ha anche spiegato che nel discorso che terrà dopodomani al Congresso americano a Washington il tema dell'embargo Usa a Cuba «in concreto non è menzionato». «Il problema del 'bloqueò è parte del negoziato tra i due Paesi - ha spiegato -. Questo è pubblico: che sia una cosa che va nel senso delle buone relazioni che si stanno avviando. Ci sia un accordo che soddisfi il più possibile». «La posizione della Santa Sede rispetto agli embarghi, non solo questo, anche altri, è quella della dottrina sociale della Chiesa: è ben definita e ben posta. Io mi riferisco ad essa», ha osservato il Pontefice. Al Congresso Usa, senza voler anticipare i contenuti del discorso, il Papa ha detto che toccherà piuttosto il tema degli «accordi bilaterali come segni di progresso e di buona convivenza».

Per quanto riguarda altri aspetti della sua visita sull'isola, ha poi spiegato che «La Chiesa di Cuba ha fatto liste di detenuti cui concedere l'indulto. E continuerà a farlo». «Quello della Chiesa Cubana - ha spiegato - è un lavoro di liste di indulti. Prima del mio arrivo ci sono stati oltre 3 mila indultati, solo in parte chiesti dalla Chiesa, e ancora ci sono casi in studio. La Chiesa a Cuba è sulla strada di questo lavoro».

E sul caso del mancato incontro con i dissidenti ha chiarito ancora che «alla Nunziatura ci sono state chiamate ad alcune persone che stanno nel gruppo dei dissidenti per la possibilità di un mio saluto di passaggio al momento dell'incontro nella cattedrale con i religiosi. Ma poi nessuna persona che ho salutato si è qualificata come dissidente». Il Papa ha spiegato che nella sua visita a Cuba era stato deciso di «non dare udienze, nè ai dissidenti nè ad altri, perchè questa era una visita a un Paese, e solo questo». E sul fatto che 50 dissidenti che volevano incontrarlo siano stati arrestati fuori dalla Nunziatura ha detto di «non avere notizie di quanto è successo».

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