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Gli Stati Uniti apriranno le porte a 100mila rifugiati entro il 2017

ERFURT. Mentre l'Europa rischia di spaccarsi sulla ricollocazione dei richiedenti asilo, gli Stati Uniti annunciano a sorpresa l'apertura del loro territorio a ben 100 mila rifugiati entro il 2017. La decisione, annunciata dal Segretario di Stato John Kerry, rende ancora più evidenti le difficoltà dell'Unione europea che si accinge a vivere una settimana di fuoco non solo sul terreno, dove non si fermano i flussi di migranti, ma anche sul piano politico.

Contatti tra le cancellerie, telefonate e trattative sono in pieno svolgimento per cercare un accordo tra i 28 già nella riunione dei ministri degli Interni che si svolgerà martedì a Bruxelles. L'obiettivo è quello di 'sminare' il campo a livello di ministri per evitare che la battaglia sulle quote dei ricollocamenti approdi rovinosamente irrisolta sul tavolo dei leader che si sono di fatto 'autoconvocati' per il giorno seguente, mercoledì 23 settembre.

Non a caso Sergio Mattarella si accinge a raggiungere Erfurt in Germania per un vertice di ben 10 capi di Stato europei con in mente un messaggio solo: serve il coinvolgimento di tutta l'Unione al più alto livello nella gestione dell'emergenza profughi che, al di là dell'aspetto umanitario, rischia di minare irrimediabilmente il progetto stesso dell'integrazione europea. Nel cuore della Germania si svolgerà infatti una sorta di 'pre-vertice' di presidenti tutto dedicato ai flussi, alle aree di crisi e alla necessità di intervenire nei Paesi dove si originano. Oltre al padrone di casa, il presidente federale tedesco Joachin Gauck e a Mattarella, per due giorni saranno riuniti in Turingia i presidenti di Austria, Bulgaria, Estonia, Finlandia, Lettonia, Malta, Polonia, Portogallo e Slovenia. Come si vede dalla lista, si tratta di diversi Paesi interessati direttamente dai flussi e molti che fanno parte del blocco dei falchi che resistono ad ogni ipotesi di accordo.

"Questa decisione è in linea con la migliore tradizione americana come una terra di seconde possibilità e un segnale di speranza", ha spiegato Kerry annunciando la decisione dell'amministrazione Obama di aprire a 85mila rifugiati nel 2016 che diventeranno 100mila nel 2017. Parole che risuoneranno forti nei prossimi giorni nelle coscienze dei leader europei mai come oggi alle prese con una crisi d'identità collettiva che mette in discussione le le radici morali di un'Europa che si sta sbranando sul ricollocamento di 120mila richiedenti asilo. Al punto che la Germania, attraverso il ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier, brandisce l'arma della maggioranza qualificata minacciando di sanzioni il gruppo degli oltranzisti, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania appoggiati in retroguardia anche dai Paesi Baltici.

In questo clima è molto difficile che il vertice straordinario di mercoledì possa occuparsi anche delle cause che stanno alla base dei flussi crescenti: la guerra in Siria ed Iraq non si ferma, il processo di pace in Libia avanza a passo di lumaca e l'esercito di uomini, donne e bambini che cerca l'Europa continua a pagare un'inaccettabile tributo di sangue. Per adesso non bastano neanche i ritrovamenti in mare o sulle spiagge di corpi di bambini per facilitare un minimo accordo europeo mentre un Paese chiave come la Turchia assorbe ben due milioni di profughi.

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