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Barcone affonda nell'Egeo, strage di bambini: morti anche 4 neonati

Il bilancio è di quattro neonati morti e con loro sono stati risucchiati dalle onde anche 11 bambini e 19 adulti, per un totale di 34 vittime

ATENE. Avevano pochi mesi di vita e sono annegati in mare: quattro neonati sono morti oggi nelle acque agitate dell'Egeo, e con loro sono stati risucchiati dalle onde anche 11 bambini e 19 adulti, per un totale di 34 morti. Questo il bilancio provvisorio del naufragio di un barcone di legno stracarico di migranti che si è rovesciato per il vento e le onde alte a poche centinaia di metri dal suo traguardo: le coste dell'isola greca di Farmakonissi, a una quindicina di chilometri dalla Turchia, nel Dodecaneso, nell'Egeo sud-orientale.

La barca, stando a quanto riferisce la guardia costiera greca citata dai media greci, conteneva fra 120 e 130 passeggeri, ma forse di più, e si teme quindi che il già pesante bilancio possa aggravarsi ancora. Almeno otto dei morti non hanno avuto scampo e sono stati ritrovati intrappolati nella stiva dell' imbarcazione rovesciata dai sommozzatori della guardia costiera. Nel frattempo però sono stati salvati almeno 68 mentre una trentina, contando solo sulle proprie forze e forse sull'ausilio di un giubbotto salvagente, sono sopravvissuti riuscendo a raggiungere a nuoto l'isola.

La tragedia è avvenuta nello stretto braccio di mare che divide la costa turca e la località marittima di Bodrun dalle isole di Kos, Lesbos, Kalymnos e Leros, malgrado i venti che rendono proibitive le condizioni del mare. Farmakoniss si trova a metà strada fra Kos e Samos, due degli approdi normalmente scelti dagli "scafisti" per la loro vicinanza alla Turchia. E già poche ore prima due gommoni avevano fatto la stessa fine al largo di Lesbos e e Samos, dai quali sono state salvate 56 persone, ma dai quali ancora mancano all'appello almeno cinque persone, fra cui due bimbi.

I bambini annegati, si è appreso, sono sei maschi e cinque femmine, oltre ai quattro neonati: e torna alla mente la terribile immagine di Aylan, il bambino siriano annegato che sembra quasi animarsi con le onde sul bagnasciuga, che ha commosso anche l'Europa più intransigente contro l'immigrazione e sollevato commenti perfino da parte dell'Isis, che l'ha sfruttata come monito contro la tentazione di lasciare le terre dell'Islam per inseguire il sogno europeo. Un flusso alimentato dalle masse enormi di sfollati dalla Siria e che sembra non arrestarsi mai.

Un flusso che provoca continue chiusure e riaperture di frontiere, con città e stazioni congestionate dalle coste turche fino a Monaco di Baviera e oltre. Quel braccio di mare è una strettoia obbligata per chi vuole passare il confine europeo, perché poi dalle isole del Dodecaneso i rifugiati possono usufruire di un servizio di traghetti in moto perpetuo per la Grecia metropolitana, da dove inizia il lungo, accidentato cammino lungo la rotta terrestre dei Balcani. Una rotta lungo la quale c'è sempre qualcuno che cerca una rischiosa scorciatoia, come i 42 migranti scoperti dalla polizia austriaca in un camion frigorifero con targa finlandese di una società specializzata nel trasporto di fiori.

Il mezzo è stato fermato e perquisito sull'autostrada A8 fra Vienna e il confine tedesco in Alta Austria, e i due autisti iracheni sono stati fermati. I "passeggeri", di cui non si è saputa la nazionalità, erano tutti in buona salute: un destino diverso da quello toccato ai 71 trovati morti soffocati stipati in un camion abbandonato in Austria vicino al confine ungherese alcune settimane fa.

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