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Cassese: «Anche i profughi hanno diritti, alzare dei muri provoca morti»

«La riscoperta delle barriere all' entrata - scrive il giurista, già ministro per la Funzione pubblica- non tiene conto che chi fugge si priva dell' appartenenza a una comunità, e, quindi, anche del diritto ad avere diritti che deriva da tale appartenenza

Berlino accoglierà 500 mila migranti all' anno per alcuni anni. «Penso che possiamo farcela certamente con mezzo milione di persone, per alcuni anni», fa sapere il vice cancelliere tedesco Sigmar Gabriel. Dopo mesi di schubertiana sospensione, l' Incompiuta tedesca è sfumata nell' Inno alla Gioia nel tempo di un sol. Ma in tanto tripudio d' archi, il basso continuo dei piccoli nazionalismi, a base di spray urticanti e armatori di muri indefessi agli ordini di Viktor Orban, continua a steccare.

E a interrogare un Vecchio Continente dove, dall' Inghilterra alla Spagna, risorgono le antiche spoglie di fortezze inespugnabili, votate alla bellicosa difesa dei patri confini dalle orde straniere. L' ha detto con la solita prosa cristallina Sabino Cassese in un recente editoriale sul Corriere della Sera. «Questa chiusura nelle proprie frontiere pone problemi enormi alla coscienza moderna», ha chiosato il giudice emerito della Corte costituzionale. «La riscoperta delle barriere all' entrata - scrive il giurista, già ministro per la Funzione pubblica- non tiene conto che chi fugge si priva dell' appartenenza a una comunità, e, quindi, anche del diritto ad avere diritti che deriva da tale appartenenza. La chiusura delle frontiere lo precipita in un limbo giuridico (oltre a causarne spesso la morte)».

Professore, le grandi unioni transnazionali e gli accordi di libera circolazione sembravano aver disegnato un mondo che appariva in massima parte senza confini. La questione dei migranti ha fatto riemergere l' incapacità delle nazioni di identificarsi in un organismo più grande?
«L' aspetto più grave è costituito dalla contraddizione tra apertura da un lato, chiusura dall' altro. Pensi che il commercio dei beni ha raggiunto il valore di 19 trilioni di dollari per anno e quello dei servizi commerciali di 5 trilioni. Dunque, le porte delle nazioni si aprono ai beni, mentre si chiudono alla persone».

Il ritorno dei muri scuote l' opinione pubblica. Si corre il rischio che partiti nazionalisti e xenofobi possano prosperare?
«Se l' Europa è - come credo - una unità di valori, le tendenze xenofobe non prevarranno. Noi dobbiamo proteggere la nostra identità, nel senso delle nostre tradizioni, che sono improntate ad apertura, tolleranza, rispetto».

L' Europa è in procinto di rivedere gli accordi per gestire le migrazioni in maniera più adeguata. Quali devono essere i principi guida dell' accoglienza ai rifugiati e ai migranti economici?
«Rispetto ai rifugiati abbiamo obblighi che derivano dalla firma di trattati che impongono l' accoglienza per chi fugge da persecuzioni o da altre situazioni di crisi (vi sono anche i rifugiati ambienta li, che fuggono da zone dove c' è carestia). Rispetto ai cosiddetti migranti economici, anche se non vi sono obblighi, vi possono essere principi di solidarietà. Non dimentichiamo, noi italiani, che ben 25 milioni di nostri connazionali sono andati nelle Americhe, fino alla prima guerra mondiale, fuggendo la fame in Italia. Non abbiamo un dovere che deriva almeno da questa nostra storia?».

Del diritto d' asilo si parla molto. Ma è ignorato invece il diritto di restare a casa propria, che chi espatria vede conculcato. Quali sono le responsabilità che la comunità internazionale deve assumersi in paesi come Siria e Libia?
«Qui si apre un capitolo nuovo del diritto internazionale, quello degli Stati che si chiamano falliti.
L' Onu promuove la democrazia e sostiene gli Stati. Ma ve ne sono alcuni che cadono in pezzi. Gli altri paesi, la comunità internazionale, deve attivarsi per far ritrovare la coesione, oppure accettare la diffusione di micro -nazioni, come in parte è accaduto nei Balcani. Sulla prima strada si marcia per quanto riguarda la Libia».

Molti sostengono che di fronte a numeri così imponenti, i diritti non possono essere tutelati. Troppi migranti per dare garanzie a tutti?
«Ridimensioniamo il fenomeno. Nell' Europa dei 500 milioni di abitanti ve ne sono 33 che non sono nati nell' Unione. Anche se si arrivasse a un raddoppio, non vi sarebbe nulla di grave. Tanto più che gli immigrati costituiscono un valore. Una stima recente per l' Italia ha valutato nel 9 per cento il contributo dell' immigrazione al Prodotto interno lordo».

Sembrava ormai consolidato il dato che all' interno dei confini nazionali, il popolo di una nazione non fosse più invariabile. È fare un passo all' indietro e tornare alle piccole nazioni il modo di respingere popoli in fuga?
«Le nostre società, pur essendo comunità con valori condivisi, non sono mai state società chiuse: pensi agli italiani che fuggivano il fascismo e venivano accolti in Francia o negli Stati Uniti. Quindi, non bisogna farsi impressionare dalla velocità che il fenomeno ha assunto. Ripeto: non mi pare importante tanto la dimensione, quanto la rapidità del fenomeno migratorio, la sua accelerazione».

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