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Zaccaria: «I Balcani nuova rotta dei migranti. Serve una legge rigorosa sui flussi»

Non solo barconi nel Canale di Sicilia, per dare corpo a un disperato «sogno europeo». I migranti tentano nuove vie. La rotta balcanica, innanzitutto. Giuseppe Zaccaria, per trent’anni inviato del quotidiano torinese «La Stampa» e ora residente a Belgrado dove dirige l’agenzia di informazione «Italintermedia», spiega: «È tutto di una semplicità tragica. I più poveri, quelli che non possono permettersi di pagare gli scafisti, scelgono di raggiungere l’Europa occidentale come possono. A piedi, in bus, in treno. Visto che nel Mediterraneo i controlli si sono fatti più intensi e resta fortissima la pressione di chi fugge dalla propria patria, s’è aperta questa rotta che sta investendo i Balcani con una violenza mai vista».

Quali sono i numeri di questa nuova «frontiera dell’esodo»?

«In Serbia, si sono rovesciati in pochi giorni dai 30 ai 40 mila profughi. È un Paese di 7 milioni di abitanti, ma sta reagendo molto meglio di quanto fa l’Europa aiutando come può i migranti e creando due campi di accoglienza. Insomma, quasi ci stanno dando una lezione».

Molti sperano di raggiungere Germania, Austria, Olanda, Norvegia e Svezia. Passando da dove, però?

«In massima parte, la rotta balcanica passa dalla Turchia e attraversa la Grecia per andare verso la Macedonia, soprattutto, o il Kossovo. Da lì, in Serbia. Qui, si apre un nuovo problema perchè sinora dal confine serbo i migranti raggiungevano l’Ungheria e l’Unione Europea...».

Adesso, invece, il premier ungherese Viktor Orban ha ordinato la costruzione di un «muro» con filo spinato e barriere metalliche lungo 175 chilometri. Ha pure spedito 2 mila poliziotti alle frontiere, già intervenuti coi lacrimogeni. Drastiche soluzioni a un'emergenza senza fine?

«L’Ungheria risponde con un muro all’emergenza, quindi la massa di profughi adesso dovrà riversarsi altrove. Faccio notare, però, che proprio in queste ore la Bulgaria ha mandato l’esercito ai confini. Presto, potrebbe accadere lo stesso in Croazia che è l’altra sponda meridionale dell’area Schengen. Insomma, questo fenomeno si sta allargando interessando tutti i Balcani. La soluzione, però, non è certamente costituita dalle barriere».

Perchè?

«Abbiamo visto tutti quant’è avvenuto nei giorni scorsi tra Grecia e Macedonia. Anche lì sono stati usati fumogeni e bombe assordanti, con bambini che piangevano e mamme che urlavano. Scene che hanno fatto il giro del mondo. Comunque, in Macedonia (dove il confine è stato riaperto, ndr) quella è stata quasi una reazione obbligata perchè la polizia è stata colta di sorpresa. Adesso, gli altri governi mandano gli eserciti alle frontiere ma è solo un modo per deviare temporaneamente il problema. L’Europa, peraltro, sta tentando un’altra manovra che ci copre di vergogna perchè è stato chiesto un piano di azione alla Serbia, ipotizzando in caso contrario il blocco delle trattative per l’ingresso di questo Paese nella UE. Ma quale dovrebbe essere questo piano di azione? Piuttosto, dovremmo essere noi europei a fare qualcosa!».

Un’impennata di flussi migratori nella terraferma. Questa è anche la conseguenza di tante, troppe, tragedie avvenute nel mar Mediterraneo?

«Sì, ma solo in parte. In Macedonia, per settimane, i migranti sono stati rapinati da bande criminali e molti sono persino morti, travolti dai treni mentre seguivano i binari della ferrovia di montagna che si dirige verso la Serbia. Sono stati uccisi da convogli, che transitavano senza avere visto quei disgraziati. Insomma, neppure qui i rischi mancano. Anche se, in effetti, sono inferiori alla rotta mediterranea».

A premere sui confini ungheresi sono siriani, iracheni, afghani. Donne, uomini, bambini in fuga dalla guerra: insomma, rifugiati a pieno titolo. Perché, allora, tanta ostilità nei loro confronti?

«Quello che sta succedendo oggi è il risultato diretto dell’intervento americano contro Saddam Hussein, nella seconda guerra del Golfo, e della geniale missione di Europa e Nato contro Gheddafi. Abbiamo seminato instabilità in posti già instabili, da dove la gente scappa. Tutto questo è responsabilità occidentale, adesso dovremmo allora provare a fronteggiare il risultato di ciò che abbiamo prodotto. Non sono sempre d’accordo con il ministro Gentiloni, ma ha certamente ragione quando dice che stavolta si vedrà se l’Unione Europea ha ragione di esistere o meno».

Migliaia di extracomunitari nei due centri di accoglienza a Subotica in Serbia, altri nella «giungla» alla periferia di Calais in Francia. Inevitabile ridiscutere gli accordi europei su migranti e frontiere?

«Certo che è inevitabile. I migranti non si fermeranno, a meno che qualcuno non abbia l’improntitudine di usare i mitra e ucciderli tutti. Questa ondata non si arresterà. Siamo di fronte a persone affamate, disperate. E non pensiamo a valanghe di poveretti scappati da tribù sperdute: tra i migranti ci sono anche fior di professionisti, gente colta. Non possiamo, allora, gestire tutto con l’improvvisazione degli anni scorsi. O affrontiamo seriamente i flussi migratori, o ne verremo sommersi!».

A proposito di Paolo Gentiloni. Il nostro ministro degli Esteri ha esclamato che i migranti «non arrivano in Italia, Grecia, Germania o Ungheria ma in Europa». L’Unione cosa può fare?

«Deve trovare una linea comune su questa vicenda, decidendo innanzitutto i flussi assorbibili. La Germania l’ha già fatto. Sa già che quest’anno avrà bisogno di 500 mila persone. E sa già quanti dovranno essere infermieri o idraulici. Noi non ne abbiamo la minima idea. Tutto l’Occidente, peraltro, ha bisogno dei migranti perchè la popolazione invecchia e tra pochi anni i pensionati saranno più dei lavoratori attivi»

 Annamaria Cossiga, in un’intervista al ”Giornale di Sicilia”, ha affermato che in un futuro prossimo vede «un'Europa disseminata di campi-profughi». Un eccesso di pessimismo?

«Se continuiamo così, non vedo nulla di diverso. Altra cosa sarebbe, invece, se cominciassimo ad attuare finalmente una politica europea mostrando solidarietà a questa gente, assorbendo gli assorbibili e rinviando indietro con le dovute garanzie gli altri. Da come si sta mettendo la situazione, però, mi sembra drammaticamente realistica la previsione della professoressa Cossiga».

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