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Nuovo orrore a bordo di un barcone:
51 migranti morti asfissiati nella stiva

ROMA. Non si fermano i viaggi della  speranza e neppure le stragi nel mar Mediterraneo. Sono oltre  2.000 i migranti soccorsi soltanto oggi nel Canale di Sicilia,  compresi quelli che erano su un barcone nella cui stiva sono  stati trovati 51 cadaveri e i 120 su un gommone con a bordo i  corpi di tre donne (una incinta) senza vita. Persone uccise  dalla mancanza d'aria, per la lucida follia di trafficanti di  uomini che li stipano in luoghi chiusi dove non si può respirare  o al massimo inalare monossido di carbonio emesso dai motori del  natante. E chi si ribella rischia di essere picchiato  selvaggiamente o buttato in mare. O che non superano la durezza  della traversata come accaduto, probabilmente, alle tre donne i  cui corpi erano su un gommone soccorso dalla guardia costiera.

La prima tragica scoperta è stata fatta dall'equipaggio  dell'unità svedese Poseidon, inquadrata nel dispositivo Frontex:  a bordo aveva appena fatto salire 130 migranti che erano su un  gommone, quando è stata dirottata dal Centro nazionale soccorsi  della Guardia Costiera italiana in aiuto di un barcone. Ha  salvato 439 extracomunitari, ma alcuni marinai, saliti a bordo  dell'imbarcazione su indicazione dei migranti, hanno aperto la  stiva ed hanno scoperto 51 cadaveri. Potrebbero essere morti per  avere respirato gas emesso dai motori del barcone.     Rimasti senza ossigeno come i 49 migranti vittime della  strage di ferragosto. «Quelli bloccati nella stiva non potevano  salire sul ponte esterno» e per costringerli l'equipaggio  «faceva ricorso alla violenza, con calci, pugni e colpi di  cinghia» anche se «solo provavano a uscire la testa dai  boccaporti»: così una decina dei 312 sopravvissuti hanno  ricostruito, davanti al Gip di Catania, quel tragico viaggio sul  peschereccio soccorso dalla nave Cigala Fulgosi della marina  militare italiana. Superstiti e salme sono giunti il 17 agosto  scorso nel porto etneo a bordo della nave norvegese Siem Pilot.  I testimoni, sentiti nell'ambito di un incidente probatorio  richiesto dalla Dda della Procura, hanno anche riconosciuto gli  otto presunti scafisti del barcone che erano stati fermati dopo  indagini della polizia di Stato, della squadra mobile della  Questura e del Gico della Guardia di finanza. L'inchiesta ha  collegato il decesso dei 49 uomini con l'assenza di aria  all'interno dell'angusta stiva le cui dimensioni erano di circa  6 metri per 4, e alta 1,20 metri.

Identica fine stavano per fare circa 200 dei 350 migranti  sbarcati a Pozzallo che hanno ricostruito alla polizia di Stato  di Ragusa i momenti di tensione su un barcone soccorso nel  Canale di Sicilia. «Ci hanno chiusi nella stiva - hanno detto -  e quando abbiamo capito che potevamo morire soffocati abbiamo  sfondato la botola per potere prendere aria e respirare...». La  loro rabbia gli ha salvato la vita. La stessa cosa accaduta a  alcune decine di bambini dei 218 migranti che arrivati  stamattina a Catania sulla nave militare croata Andrija  Mohorovicic, impegnata nel dispositivo Frontex: secondo quanto  hanno raccontato a operatori di Save the children avrebbero  pagato per uscire dalla stiva e potere respirare. A bordo anche  la salma di un ventenne sudanese morto per cause naturali.     Salgano intanto a 45 i corpi recuperati dalla marina militare  italiana nei fondali al largo della Libia dei migranti che erano  a bordo del peschereccio che il 18 aprile scorso ha fatto  naufragio, provocando oltre 700 morti. Le salme sono state  tumulate oggi nel cimitero di Catania.

Un attimo di respiro non se lo possono concedere i  soccorritori che operano nel Canale di Sicilia dove i numeri  parlano di oltre 2.000 soccorsi in un giorni con la cifra  costantemente da aggiornare. Oltre ai 569 salvati nei due  interventi della nave svedese Poseidon, altri 113 migranti che  erano a bordo di un gommone parzialmente sgonfio sono stati  presi a bordo dalla nave Fiorillo, della Guardia Costiera: tra  loro un uomo in gravissime condizioni, che è morto poco dopo  sull'unità militare italiana. A nulla è valso l'intervento di un  team medico di nave Aviere, della Marina Militare. Un altro  intervento di soccorso è stato compiuto da un mercantile su un  gommone con 225 migranti. Il mercantile sta ora facendo rotta  verso le coste greche. Nave Phoenix ha completato un altro  soccorso salvando 410 migranti. Nave Bourbon Argos, di Medici  senza Frontiere, ha recuperato 550 migranti che erano su un  fatiscente gommone. E in serata si è concluso un altro  intervento da parte di una nave della Guardia costiera islandese  per un gommone con a bordo oltre 500 migranti, mentre nave  Grecale ha raggiunto un altro gommone ed ha salvato un altro  gruppo numeroso di migranti.

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