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Funerali di Casamonica, il prete: lo rifarei. I parenti: chiediamo scusa solo al Papa e al Vaticano

Cavalli e carrozze alle celebrazioni, bufera politica

ROMA. Dall'Enac arriva la sospensione cautelativa della licenza del pilota ai comandi dell'elicottero che ieri ha lanciato petali di rosa sul funerale di Casamonica, dando relativa informazione alla Questura di Roma. Lo si legge in una nota, che precisa che "non è stata data alcuna autorizzazione, da parte dell'Enac, al volo o al sorvolo della città di Roma". Da una prima ricostruzione dei fatti - spiega l'Enac - il volo è stato effettuato da un privato che è decollato dall'elisuperficie di Terzigno, in provincia di Napoli, con destinazione l'elisuperficie Romanina, utilizzando un elicottero monomotore R22. In arrivo su Roma ha chiesto alla torre controllo l'autorizzazione all'attraversamento dello spazio aereo controllato, effettuando successivamente una deviazione su Roma a quota inferiore alla minima che, sulla città, non può essere meno di 1.000 piedi, ovvero circa 330 metri.

Il sorvolo della città di Roma è comunque vietato agli elicotteri monomotore, puntualizza l'Ente per l'aviazione civile, sottolineando anche che il lancio di materiale da bordo  è proibito a meno di specifica autorizzazione che l'esercente non aveva.

IL PARROCO. "Rifarei il funerale di Vittorio Casamonica? Probabilmente sì, faccio il mio mestiere". All' indomani delle esequie del boss torna a parlare a Sky Tg24 il parroco della chiesa Don Bosco, don Giancarlo Manieri. "Io qui ho fatto il prete, non spettava a me bloccare un funerale. La chiesa può dire no a un funerale? - si chiede rispondendo a una domanda - Ecco, questo è un problema. Le scomuniche del Papa ai mafiosi? Bisogna chiederlo in alto, non a me". "L'esponente di un clan è comunque dentro la Chiesa...",dice don Manieri. "A me hanno fatto solo vedere un foglietto che diceva che era un cattolico praticante e che lasciava moglie e figli - ha detto il prete -. Di tutto l'ambaradam che c'era fuori non sapevo nulla perché ero già 'apparato' per la funzione. C'erano 500 persone fuori. I manifesti sui muri della chiesa? Me l'hanno detto i miei collaboratori, ma li hanno tolti subito. Quello con Vittorio Casamonica vestito da papa? Non ne sapevo nulla".

I CASAMONICA. Per loro rimane "il Re di Roma". Nessun messaggio 'mafioso' lanciato in quelle parole. Nessun errore, nessuna stranezza in quell'ultimo saluto fatto di una sfarzosa carrozza, cavalli e petali piovuti dal cielo. E soprattutto nulla di cui scusarsi. Al massimo, se dovranno essere fatte delle scuse, queste sono solo per il Papa e il Vaticano. Nel day after del funerale show i Casamonica fanno quadrato per difendere il nome dello scomparso Vittorio e della famiglia. E il nipote Luciano si rivolge direttamente al ministro dell'Interno Angelino Alfano: "Non siamo mafiosi".

Non ci stanno ad essere etichettati come criminali. Non vogliono che zio Vittorio sia ricordato come un 'boss'. Insomma non capiscono cosa possa aver dato fastidio del loro modo di dire addio ad una persona cara che non c'è più. "Se io faccio un matrimonio e prendo la Rolls Royce non è che c'è la mafia - dice Luciano Casamonica parlando proprio davanti la basilica di San Giovanni Bosco - Noi Casamonica abbiamo sempre fatto le feste alla grande, da quando siamo qui a Roma. Signor Alfano non siamo mafiosi, non siamo persone cattive". La musica del Padrino? "Piaceva tanto a Vittorio...". I cartelli con la scritta 'Re di Roma'? "Nel gergo nostro, nella nostra cultura significa che per noi è un re, il nostro re di Roma. Non era un boss, era conosciutissimo perché lui comprava e vendeva auto" si affretta a spiegare Luciano che aggiunge: "Ma a chi abbiamo dato fastidio? E' la nostra cultura. Mafia? È tutta un'altra cosa, Vittorio era una bravissima persona. Noi sapevamo che doveva morire e abbiamo fatto di tutto per accontentarlo: gli piacevano tanto le feste non volevamo fare una cosa di pianto. È usanza, sono anni che quando muore uno dei nostri vecchi si usano le carrozze e i cavalli". "Noi possiamo chiedere scusa al Papa e al Vaticano forse solo per aver messo una canzone che magari non andava bene" dicono alcuni parenti riferendosi appunto alla colonna sonora del film Il Padrino suonata ieri da una banda durante il funerale. Uno di loro mostra i suoi tatuaggi: uno raffigura la Madonna, l'altro un crocifisso. E ci tiene a precisare: "Io sono un cristiano. Noi chiediamo scusa alla Chiesa e a nessun altro".

In loro soccorso arrivano altri familiari. Da lontano si sentono le urla "Basta! Ora Basta!". Si ferma una macchina, proprio davanti la chiesa. Escono due donne che si sfogano davanti a telecamere e giornalisti: "Perchè i politici parlano e infangano il nome dei Casamonica? I politici cosa vogliono dai Casamonica? Nostro zio non era un boss era una brava persona - gridano - Noi siamo stufi. La mafia è dentro la politica". Si innervosiscono ancora di più quando si parla del funerale come di uno show, di un qualcosa di kitsch: "Noi i funerali li faremo sempre così. Abbiamo fatto una colletta - spiegano a gran voce le parenti - Ogni famiglia ha messo qualcosa. Che volete le ricevute? Noi paghiamo tutto...". Per loro dire addio ai cari in quel modo o festeggiare altri eventi è la normalità. "Quando ho fatto la cresima a mio figlio ho preso quattro cavalli" racconta una delle due. "Vittorio non era un criminale. Ora c'è solo dolore. Stiamo male. Voi ci state ammazzando ancora di più" concludono le due donne. E infine il nipote Luciano chiosa: "Quando se ne va qualcuno soltanto Dio giudica, non la politica".

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