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Perego: «Basta centri, l'accoglienza dei migranti diventi diffusa»

«Bisogna ripensare l’accoglienza sia a livello nazionale che europeo». A sostenerlo è Inizio modulo monsignor Gian Carlo Perego, direttore generale della Fondazione "Migrantes", pastorale della Conferenza Episcopale Italiana impegnato sul fronte delle migrazioni. "I posti a disposizione per chi chiedeva una protezione internazionale in Italia, cioè l' asilo e la protezione umanitaria, fino al 2013 erano 10mila nella prima accoglienza, cioè nei Cara, e 3 mila nella seconda accoglienza. Nel 2014 anche grazie al piano governativo tra Stato, regioni ed enti locali a fronte di un aumento delle richieste sono aumentati i posti messi a disposizione, toccando i 90mila, che è il dato attuale- spiega Perego -. La poca organizzazione però ha generato conflittualità sul territorio e scontri sociali oltre a una strumentalizzazione da parte di forze politiche di questa conflittualità». Un intervento, secondo monsignor Perego, è necessario anche a livello europeo. E in particolare sull' accordo di Dublino, facilitando la circolazione dei richiedenti asilo nei Paesi dell' Unione europea.

 

In che modo deve cambiare il sistema di accoglienza in Italia?
«Oggi credo che si debba ripensare l' accoglienza puntandola su un' accoglienza diffusa e non concentrata in grandi centri. Bisogna coinvolgere gli enti locali facendo diventare l' accoglienza di un richiedente asilo e di un rifugiato un servizio proprio di ogni comune. In questo modo le risorse verrebbero gestite sul territorio e si eviterebbe quella corruzione che abbiamo visto con lo sfruttamento di denaro che ha generato "Mafia Capitale"».
Sono tante le richieste di asilo ma sono tanti anche i migranti che vedono l' Italia come un Paese di transito...
«Tra il 2014 e il 2015 sono arrivati in Italia oltre 250mila persone, ma attualmente il nostro Paese ne accoglie 93mila. Questo significa che la maggior parte, i due terzi di chi è arrivato in Italia, ha continuato il percorso negli altri Stati. Ci siamo accorti di questo viaggio che è continuato quando abbiamo visto le stazioni piene di rifugiati e quando ai confini, in particolare con la Francia, ci sono state barriere e scontri. Questo significa che c' è la necessità che il piano italiano per i richiedenti asilo si confronti con quello europeo, con l' accordo di Dublino, per facilitare la circolazione dei richiedenti asilo in modo che queste persone possano raggiungere le comunità e le famiglie o determinati territori dove ci sono più possibilità. Un tema importante che va ripensato sul piano europeo invece è quello che riguarda coloro che sono passati dall' Italia, hanno fatto domanda di asilo e hanno continuato il viaggio ma poi sono stati rimandati in Italia, secondo l' accordo di Dublino. Parliamo di 12mila persone. Anche questo è un altro problema organizzativo molto serio da affrontare».

Il rapporto dell'Organizzazione internazionale delle Migrazioni ha rivelato che nei primi 7 mesi di quest' anno sono morti circa 2.300 migranti nel Mediterraneo, 400 in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Perché avviene?
«Sono due le ragioni fondamentali. Da una parte bisogna considerare l' abbandono dell' operazione "Mare nostrum" che era solo italiana ma molto diffusa in tutto il Mediterraneo e molto capillare e capace di effettuare soccorsi in mare. La sua sostituzione con un' altra operazione più debole anche se ha visto il coinvolgimento, e questo è l' aspetto positivo, di tutta l' Europa ha portato un aumento del 30 per cento di morti. Si tratta di un dato di fatto. Significa che il tema del salvataggio in mare è ancora un tema importante e fondamentale. Parallelamente occorre anche lavorare agli accordi internazionali coni Paesi da cui provengono queste persone. Cosa molto difficile, perché in molti casi si tratta di Paesi che sono in guerra o in forte destabilizzazione. Basti pensare alla Nigeria, al Sudan e alla Libia. Dall' altra parte, c' è il tema dei canali umanitari, cioè bisogna capire in che maniera si possa fare un viaggio in maniera più sicura. Oggi le risorse spese per questi viaggi da chi vuole lasciare l' Africa stanno accrescendo la tratta di esseri umani, il traffico di persone. Sostanzialmente abbiamo abbandonato ai grandi trafficanti la possibilità di spostare una massa di 250mila persone. Forse bisognerebbe pensare a come fare per trasformare queste risorse che i singoli hanno in un percorso più sicuro e che sia gestito direttamente dalle Organizzazioni internazionali».

In un suo recente intervento ha affermato che l' Europa deve svegliarsi. Da che cosa?
«L' Europa deve risvegliarsi dal sonno che le impedisce di vedere il dramma dei rifugiati oggi, cresciuti di quasi 10 milioni nel mondo in un anno, passando da 50 a 60 milioni di persone. Mentre l' Europa gioca la melina sulla misera distribuzione di 32.000 persone, al costo di oltre 6000 euro per migrante che con gli stessi soldi potrebbe essere accolto per un anno in una famiglia o in un Comune- nel Mediterraneo si continua a morire.

A suo avviso, come si può affrontare il fenomeno delle migrazioni?
«L' Europa ha il dovere di costruire quattro azioni fondamentali: una larga e condivisa azione di salvataggio in mare, un piano organico di accoglienza di rifugiati in tutti i Paesi Europei, un piano di pace e di accompagnamento alla stabilità e alla democrazia nei Paesi del Mediterraneo, un programma urgente e mirato di cooperazione internazionale a favore dei Paesi di origine dei migranti e dei rifugiati, valorizzando la rete delle Organizzazioni non governative già presenti, favorendo quindi nuovi progetti condivisi. Tra questi progetti condivisi potrebbe essere considerato anche per un numero di rifugiati il visto e la partenza in sicurezza da alcuni Paesi verso l' Europa e verso altri Paesi. Queste azioni comportano una crescita dell' Europa nella condivisione delle politiche dell' immigrazione e dell' asilo, ma anche un piano unitario diplomatico e di politica estera. La divisione, i continui rimandi di decisioni, la mancanza di azioni coraggiose e di condivisione di risorse non fanno che far avanzare in Europa muri, nazionalismi e conseguentemente la crescita del numero di morti nel Mare nostro».

Perché sul tema delle migrazioni sono state sollevate tante polemiche da parte di alcuni partiti, come nel caso della Lega Nord?
«Il tema dell' immigrazione è un tema complesso che ha bisogno di essere governato. E il governo dell' immigrazione non può essere improvvisato. Ha bisogno di tempi, di accordi e del coinvolgimento di tutti i soggetti sul piano politico, oltre che di evitare strumentalizzazioni. Purtroppo c' è chi ha strumentalizzato il fenomeno degli sbarchi a fini elettorali facendo un' operazione gravissima sul piano morale e politico».

 

 

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