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Gli arresti nel clan di Messina Denaro, Agricola: «Per lui comunicare è sempre più difficile»

Matteo Messina Denaro? Tutto ha un inizio e tutto ha una fine. Vale anche per lui». Il questore di Trapani, Maurizio Agricola, fa proprie le parole del giudice Giovanni Falcone e lancia un messaggio, forte, al boss. «An chele grandi latitanze - dice - sono destinate a concludersi». Il «fantasma di Castelvetrano», però, ancora oggi resta tale. Frattanto, con l' operazione denominata «Ermes», ha incassato un altro durissimo colpo: e stata smantellata, infatti, la rete di postini di cui si serviva per comunicare con il territorio, facendo sentire la sua ingombrante presenza.

«È stata - commenta il capo della polizia trapanese una importante retata che ha assicurato alla giustizia personaggi di spicco dell' organizzazione mafiosa, vicinissimi a Matteo Messina Denaro, come il vecchio capomandamento di Mazara del Vallo. Sono stati recisi rami importanti».

Possiamo dire che oggi il boss è sempre più isolato?
«Sono stati eseguiti più di cento arresti - rileva il questore - attorno al latitante. In manette sono finiti i suoi fedelissimi, anche suoi familiari, come la sorella. È stata fatta, insomma, terra bruciata. Messina Denaro oggi e più emarginato perché sono stati colpiti i suoi diretti interlocutori, i referenti privilegiati, gli uomini di punta con i quali interagiva, facendo sentire la sua presenza. Comunicare per lui diventa sempre più difficile, sempre più problematico. Il cerchio si stringe sempre più e l' operazione Ermes ne e la testimonianza».

Ma perché la sua latitanza, a differenza di quella di altri boss, dura da così tanto tempo?
«Perché lui e abituato a vivere in latitanza. Suo padre e morto in latitanza. Non sente, pertanto, il peso di questa sua condizione con la quale riesce a convivere».

Il procuratore aggiunto di Palermo Teresa Principato ha parlato di «protezioni ad alto livello» di cui godrebbe Matteo Messina Denaro. La sua cattura è questione di tempo, o concorrono altri fattori?
«Una latitanza non può essere eterna anche per uno che della clandestinità ha fatto la propria condizione di vita».
Dall' ultima operazione antimafia è emerso che nonostante l' era dei social network, di whatsapp, skype ed altre sofisticaste forme di comunicazione, Cosa nostra ricorre ancora ai «pizzini», metodo arcaico, ma efficace...
«Sotto questo punto di vista e una mafia tradizionalista che si affida ancora ai pizzini, senza lasciarsi influenzare dalle nuove forme di comunicazione. Per i boss il pezzo di carta e il sistema più sicuro per impartire ordini perché non lascia tracce ed e difficile da individuare».
Non solo arresti, ma anche aggressioni al patrimonio mafioso. Nel Trapanese sono stati eseguiti numerosi sequestri e confische grazie alla sinergia, vincente, tra Questura, Guardia di finanza e Procura...
«Uniamo peculiarità e competenze specifiche per colpire le casse di Cosa nostra, togliendo linfa vitale all' organizzazione criminale. Un mafioso mette sempre in conto di finire in carcere. Non teme, pertanto, l' arresto; ma se gli mettiamo le mani nelle tasche gli arrechiamo un danno irreparabile».

E gli imprenditori trapanesi? Oggi hanno capito che non è conveniente stringere alleanze con la mafia?
«Devo dire che c' e stato un risveglio delle coscienze grazie anche alle forme di associazionismo. Il presidente di Confindustria, ribellandosi ai mafiosi, ha lanciato un segnale importante ai suoi colleghi, tracciando la strada giusta da seguire. Bisogna denunciare le pressioni mafiose e collaborare con le forze dell' ordine e con la magistratura perche i risultati arrivano».

Lotta alla mafia, ma non solo. Le forze dell' ordine sono impegnate, con cadenza quotidiana, anche nell' azione di prevenzione e di repressione della cosiddetta criminalità diffusa. E' possibile conciliare le due cose nonostante la carenza di uomini e mezzi più volte denunciata dalle organizzazioni sindacali di categoria?
«Reprimere i reati minori e importante, prima perche sono quelli che colpiscono più da vicino i cittadini, secondo perche e dai reati minori che si passa, poi, a commettere quelli più gravi. Il controllo del territorio c' e. È costante. Abbiamo sperimentato la formula del controllo integrato che coinvolge le diverse articolazioni della polizia, deputate alla sicurezza, nella convinzione che da sola l' azione di prevenzione e repressione non e sufficiente ad arginare la recrudescenza dei reati, laddove e necessaria, invero, una sicurezza partecipata. In questi mesi abbiamo proceduto a monitorare, di volta in volta, riscuotendo risultati apprezzabili, i quartieri periferici più a rischio, eseguendo, di concerto con il Comune, anche alla bonifica delle aree degradate per renderle più vivibili e accoglienti.
Un rione che si presenta bene e meno appetibile allo spacciatore, al ladro, al rapinatore».

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