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Il Papa ai genitori separati: "Non usate i figli come ostaggio"

Educare i figli «senza esasperarli», ha detto papa Francesco, richiede, «saggezza ed equilibrio» e che i genitori non chiedano ai figli le cose che non possono fare

Papa Francesco

CITTÀ DEL VATICANO. Il Papa esorta i genitori separati a non usare i figli come «ostaggio» contro il coniuge, e che i «figli non siano costretti a portare il peso di questa separazione». «È molto importante, è molto difficile - ha detto in udienza generale - ma potete farcela».

Educare i figli «senza esasperarli», ha detto papa Francesco, richiede, «saggezza ed equilibrio» e che i genitori non chiedano ai figli le cose che non possono fare. Ciò è difficile, ha riconosciuto, per esempio, quando i genitori tornano a casa stanchi dal lavoro e per i genitori separati. «È ancora più difficile - ha osservato il Pontefice - per i genitori separati che sono appesantiti da questa condizione; poverini hanno avuto difficoltà, si sono separati e tante volte il figlio è preso  come ostaggio: il papà gli parla male della mamma e la mamma gli parla male del papà, e si fa tanto male. Dirò a voi che vivete matrimoni separati- ha proseguito - mai, mai,  mai, prendere il figlio come ostaggio , voi siete separati per tante difficoltà e motivi, la vita vi ha dato questa prova, ma che i figli non siano quelli che portano il peso di questa separazione». «Che i figli - ha aggiunto sempre a braccio - non siano usati come ostaggi contro l'altro coniuge, che i figli crescano sentendo che la mamma parla bene del papà anche se non sono più insieme, e che papà parla bene della mamma; questo è molto importante e molto difficile, ma potete farcela».

Il Papa ha raccontato di quando, in quarta elementare, disse un parolaccia alla maestra e la mamma fu convocata a scuola. Ha usato questo racconto per spiegare che «i genitori non devono autoescludersi dalla educazione dei figli», anche se oggi i tempi sono cambiati. «Oggi - ha detto in un ampio inserto a braccio nella udienza generale - ci sono casi di questo, non dico che accada sempre, ma ci sono casi: la maestra rimprovera il bambino e fa uno scritto ai genitori; io ricordo un aneddoto personale, una volta quando ero in quarta elementare ho detto una brutta parola alla maestra, la maestra, buona donna, ha fatto chiamare mia mamma, la mamma è venuta il giorno dopo, hanno parlato tra loro, poi sono stato chiamato e la mamma davanti alla maestra mi ha spiegato che era una cosa brutta,  da non fare, e mi ha chiesto di chiedere perdono alla maestra, e  lo ha fatto con tanta dolcezza, io l'ho fatto e sono rimasto contento, ma quello era il primo capitolo, a casa incominciò il secondo capitolo... immaginatevi voi». «Se oggi la maestra fa una cosa del genere - ha aggiunto -  il giorno dopo i genitori o uno dei due va rimproverare a la maestra perchè i tecnici dicono che non si deve rimproverare così. Sono cambiate le cose, - ha commentato il Papa - ma i genitori non devono autoescludersi dalla educazione dei figli».

È ora che i padri e le madri ritornino dal loro esilio, e riassumano pienamente il loro ruolo educativo, speriamo che il Signore ci dia questa grazia di non autoesiliarci nella educazione di figli, e questo soltanto lo può fare l'amore, la tenerezza e la pazienza». Lo ha detto il Papa in udienza generale, augurandosi che le famiglie cristiane ritrovino «la fierezza e il coraggio» di educare, la «buona educazione», ha detto, è «colonna vertebrale», e la sua «irradiazione sociale può fare autentici miracoli». Si è rotto «il patto educativo» tra famiglia e scuola e altre agenzie educative, i genitori sono stati soppiantati dai «cosiddetti esperti» e esclusi dalla educazione dei figli. E questo per «preservare una generazione dai danni veri o presunti della educazione familiare, accusata di conformismo, autoritarismo, repressione affettiva che genera conflitti». Lo ha detto il Papa, ricordando ai genitori che solo loro sono in grado di capire «dove è l'anima» dei loro figli.

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