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Peschereccio Airone tornato a Mazara
Le mogli dei marinai: “Dov’è lo Stato?”

MAZARA DEL VALLO. È approdato 15 minuti dopo la mezzanotte al molo Uno del porto nuovo di Mazara del Vallo il peschereccio Airone. L’imbarcazione, con sette uomini d'equipaggio a bordo, era sfuggita a un tentativo di sequestro a una trentina di miglia dalle coste libiche la mattina di venerdì scorso. Airone è stato accolto da un nutrito gruppo di mazaresi, presenti anche le mogli del comandante Giuseppe Figuccia del capo tecnico Mario Salvato, che in un primo momento erano rimaste fuori dai cancelli presidiati dalle forze dell'ordine. Fuori dai cancelli c'era anche il vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero, mentre al sindaco Nicola Cristaldi è stato consentito di entrare insieme ai familiari.

Poco prima il sindaco aveva lamentato le condizioni del porto "rimasto al buio perchè la Regione siciliana non ha i soldi per l'impianto di illuminazione e non consente al Comune di realizzarlo perchè non è di propria competenza". Qualche voce di protesta sulle condizioni del porto di Mazara del Vallo, prima marineria d'Italia, si è sollevata anche tra le persone in attesa dietro i cancelli.

LE MOGLI DEI MARINAI. Arrivate con le bimbe per abbracciare i loro mariti, Annamaria Licari ed Elisa Asaro, mogli del comandante Alberto Figuccia e del suo secondo, Mario Salvato, in un primo momento sono state rimandate indietro dai carabinieri che proteggevano il varco al molo 1 del porto di Mazara del Vallo. "Questo sarebbe lo stato? - ha gridato Licari - Dov'era quando mio marito è andato per mare ed è finito nelle mani dei libici?"- La signora ha spiegato che "quando ho appreso la notizia ho pensato che non avrei più rivisto Mario, che già il 9 giugno 2012 era stato sequestrato sempre davanti alle coste libiche".

MARINAI INTERROGATI. Sentiti da investigatori e inquirenti subito dopo il loro arrivo nel porto di Mazara del Vallo, avvenuto quindici minuti dopo la mezzanotte, i sette mariani (quattro tunisini e tre italiani) del peschereccio Airone sono stati ascoltati fin quasi alle 4 di stamane nei locali della Guardia costiera. "Rifarei tutto quello che ho fatto per portare in salvo il mio equipaggio - ha detto il comandante del peschereccio, Angelo Figuccia, 44 anni - In quell'area si corrono sempre rischi".

L'inchiesta aperta dalla procura di Marsala dovrà accertare quanto accaduto la mattina di venerdì scorso, quando intorno alle 7 il peschereccio italiano è stato fermato a una trentina di miglia dalle coste libiche da militari di Misurata. Dalle riprese di una troupe di Sky, che si trovava sulla motovedetta libica per un servizio sull'immigrazione, si vedono le immagini dell'abbordaggio. "Dovete tirare le reti - dice in italiano un militare libico -. Vogliamo i vostri documenti, se possibile". I documenti vengono calati dentro una busta di plastica e visionati a bordo. "Dobbiamo andare verso Misurata", dice ancora il comandante libico. Figuccia risponde: "Non si può lasciar perdere? Siamo qui per un pezzo di pane". "Non si può. Uno dei nostri deve venire con voi". Si vede un militare del rimorchiatore di Misurata saltare sul peschereccio.L'indagine della procura di Mazara è coordinata dal pm Antonella Trainiti, che oltre ad avere sentito i membri dell'equipaggio ha visionato le immagini di Sky. Sembra confermato, intanto, che l'allarme alla Marina Militare Italiana è stato dato dagli altri due pescherecci che si trovavano nell'area dove era avvenuto l'abbordaggio dell'Airone, a circa 27 miglia dalle coste libiche.

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