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"Così diventi una fotomodella", minore adescata sui social: 5 arresti

Operazione anti pedofilia della polizia di Genova in 6 province del Nord e Centro Italia

GENOVA. L'avevano attirata nella rete promettendole una carriera nel mondo della spettacolo o della moda. In realtà il loro disegno era tutt'altro: quella di farla diventare un attrice di film pornografici a soli 16 anni rivendendo quel materiale ai pedofili di mezzo mondo attraverso internet.

E così Simona (il nome è di fantasia) studentessa genovese di buona famiglia con il "pallino" di diventare famosa (al punto di tappezzare il suo profilo Facebook di centinaia di selfie) ha convinto i genitori (padre professionista e mamma funzionaria) che quella era la sua strada. Peccato, però, che quelle foto, quelle immagini giorno dopo giorno diventavano sempre più spinte, sempre meno artistiche. Fino ad arrivare a girare addirittura film hard. "Se vuoi fare strada nel mondo dello spettacolo, devi fare anche quelli", le diceva il fotoreporter romano intercettato dagli agenti della polizia postale.

Simona ha iniziato così a girare l'Italia per produrre filmati pedopornografici destinati ad alimentare il mercato tedesco ed americano. I suoi 'orchi' avevano allestito all'interno di studi fotografici o alberghi di Roma, Savona, Milano veri e propri set cinematografici. In tutto nei guai sono finiti in tredici (cinque sono stati destinatari della misura cautelare in carcere, due ai domiciliari, uno con obbligo di firma, gli altri indagati a piede libero). Si tratta di persone tra i trenta e sessant'anni originari di Genova, Savona, Roma e Milano.

Tra gli indagati ci sarebbe anche un ispettore di polizia giudiziaria dell'Asl3 ed anche dipendenti del pubblico impiego (autisti di autobus, orafi, impiegati, controllori di Amt, metalmeccanico). Persone dalla doppia vita. Con uno scheletro nell'armadio. Le indagini sono state coordinate dal sostituto procuratore Alberto Landolfi. E' anche emerso che per fare entrare la sedicenne negli hotel venivano utilizzati documenti falsi e che in più di un'occasione prima l'avevano fatta ubriacare. Alcuni di questi indagati hanno anche avuto rapporti sessuali con la ragazzina recitando alcune scene nei filmini hard. La sedicenne veniva pagata fino a 250 euro per fornire queste prestazioni sessuali. Con i proventi, è stato monitorato, faceva shopping e comprava oggetti hi tech. La studentessa genovese era stata agganciata attraverso la pagina di Facebook. I genitori inizialmente avevano dato il consenso a quegli scatti ma poi sono stati loro a scoprire che le foto non erano artistiche ma pornografiche. In particolare la giovane veniva costretta a posare in foto "met art", di cui il nome dell'operazione di polizia, un tipo di nudo particolarmente scabroso.

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