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Charlie Hebdo: dodici arresti a Parigi,
2 jihadisti fermati al confine con l'Italia

Preso anche un complice di Coulibaly

PARIGI. L'attentato sventato in Belgio non ha «nulla a che vedere» con le stragi di Parigi ha assicurato oggi la Francia. Molto, però, dell'inchiesta su Coulibaly che oggi ha visto l'arresto in banlieue di 12 persone fra le quali probabilmente il «quarto uomo» delle stragi, ha condotto gli inquirenti dai vicini colleghi belgi. E due belgi in fuga dalla retata anti-jihad di ieri sera sono stati arrestati in Francia mentre fuggivano verso l'Italia.    La tensione resta a livelli di guardia: per il primo ministro Manuel Valls la minaccia «non è mai stata così alta». È infatti bastato un guasto informatico ad una piattaforma «host» di diverse testate giornalistiche o la presa d'ostaggi di uno squilibrato in un ufficio postale a far gridare ad un nuovo attacco terroristico. La gente, spesso disorientata, si sottopone con grande pazienza a lunghissimi controlli ad ogni ingresso in edifici pubblici. E alle numerosissime evacuazioni conseguenza di telefonate minatorie o bagagli abbandonati, come avvenuto questa mattina alle 8, in pieno orario di punta, alla gare de l'Est.

 I 12 arrestati in banlieue questa mattina sono tutti - in un modo o nell'altro - legati ad Amedy Coulibaly, il killer del supermercato kosher e assassino della giovane poliziotta di Montrouge. Hanno fornito «sostegno logistico» alle sue imprese, auto, armi, forse appoggi di altro tipo. Sono tutti piccoli trafficanti, già condannati per droga o armi. L'unico pesce grosso potrebbe essere il cosiddetto «quarto uomo» dei tre giorni che hanno insanguinato la Francia la scorsa settimana, la persona che aveva lasciato le chiavi della moto nel rifugio di Coulibaly e tramite queste sarebbe stato rintracciato.  Diverso, invece, il caso di Nettin Karasular, anche lui pregiudicato, che si è costituito alla polizia belga ammettendo di aver fornito un piccolo arsenale al terrorista in cambio di un'auto, probabilmente la Mini Cooper fantasma, intestata alla compagna di Coulibaly sparita in Siria, Hayat Boumeddiene. Il belga ha spiegato di aver provato a «fregare» Coulibaly ma di avervi poi rinunciato dopo aver ricevuto pesanti minacce dal «cliente». Ma il contatto più importante che Coulibaly e i fratelli Kouachi, i terroristi di Charlie Hebdo, avevano in Belgio, era l'uomo che doveva riceverli nel 2010, quando progettavano di far evadere dal carcere francese l'algerino Smain Ait Ali Belkacem, condannato all'ergastolo per gli attentati del 1995. Stando a Le Monde si tratterebbe di «Omar» detto Le Rouget (il rosso), condannato in Francia e rifugiato in Belgio sotto l'identità di Kamel Bouallouche.  «Mi congratulo con le autorità del Belgio», ha detto oggi Valls, sempre molto preoccupato per una minaccia «lungi dall'essere finita»: «agiremo in modo implacabile - ha assicurato - la Francia va avanti, la Francia è in piedi».

Affiorano la paura e il nervosismo, soprattutto a Parigi, dove questa mattina la piattaforma Oxalide, che ospita i server di diversi media come Le Parisien, L'Express e Mediapart, è caduta ed è rimasta off-line per oltre un'ora, oscurando di fatto i siti on line dei giornali. Nel pomeriggio sembrava appurato fosse un guasto, ma alla stessa Oxalide non escludevano la mano di un pirata informatico. Stessa tensione in un ufficio postale quando un uomo si è barricato dentro prendendo in ostaggio due persone. Era uno squilibrato, la situazione di pericolo è stata altissima. Ma il terrorismo, non c'entrava.  Bloccati dalla polizia francese, in massima allerta su tutto il territorio in base al piano antiterrorismo Vigipirate, i due uomini in fuga dal Belgio. Erano vicini a Chambery, pronti a passare la frontiera con l'Italia.

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