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Emergenza rifiuti, revocato il decreto: riparte la raccolta in 71 Comuni

Si tornerà a utilizzare Bellolampo per le province di Palermo e Agrigento. Ritirata l’ordinanza che obbligava i residenti a tenere i sacchetti in casa

PALERMO. Scongiurato nel Palermitano e nell’Agrigentino il pericolo di tenere i rifiuti in casa almeno per una settimana. È stato revocato il decreto della Regione con cui si vietava a 71 comuni di raccogliere la spazzatura e di scaricarla nel bacino di Catania, dopo la saturazione della discarica di Bellolampo. Il presidente Crocetta ha firmato una nuova ordinananza, che stabilisce la revoca del provvedimento. Il piano, proposto dall'assessore all’Energia, Vania Contrafatto, prevede la turnazione a giorni alterni dei comuni del palermitano e dell’agrigentino nelle uniche discariche attive, quelle cioè di Bellolampo e di Catania. Un provvedimento reso possibile dopo che la Regione ha ricevuto il via libera dall’Asp per aumentare la capacità di abbancamento della discarica palermitana, che così potrà contenere fino a 1500 tonnellate al giorno di spazzatura, anzichè mille.

L’ordinanza, firmata dal dirigente generale del dipartimento Acqua e rifiuti, Domenico Armenio, prevedeva da mercoledì scorso a martedì prossimo lo stop alla raccolta in 47 comuni del palermitano, compresi Cefalù e Termini Imerese e un secondo step, a partire da martedì prossimo e fino al 12, che avrebbe coinvolto altri 24 comuni, compresa Agrigento città. L'assessore si è impegnata a promuovere la raccolta differenziata, il riutilizzo, il riciclaggio e lo smaltimento dei rifiuti, non più rinviabili.

A far precipitare le cose, negli ultimi mesi, con i bacini siciliani ormai al collasso, è stata la chiusura della discarica di Mazzarrà Sant'Andrea, nel Messinese per il provvedimento di fermo dell'autorità giudiziaria e la grave situazione che si è prodotta nella discarica privata di Motta Sant'Anastasia, nel Catanese, gestita dalla Oikos, in via di chiusura, il cui azionista è accusato di presunta corruzione per avere cercato di ottenere per vie traverse il rinnovo della concessione. Quella di Siculiana, invece, di proprietà della famiglia del numero due di Confindustria, Giuseppe Catanzaro, al momento chiusa, potrebbe riaprire a metà gennaio, dopo avere ultimato i lavori per ampliare le vasche.

Nel Palermitano. È ormai emergenza nei paesi dove da mercoledì scorso non si raccoglie la spazzatura. Tonnellate di immondizia sono accatastate da giorni attorno ai cassonetti, ormai ricoperti da sacchetti maleodoranti. Nei nove centri dell’Ato rifiuti Palermo 1, da Isola delle Femmine a Balestrate, si stima che per le strade ci siano almeno 500 tonnellate di rifiuti. Si profila, dunque, una gravissima emergenza igienico sanitaria. I sindaci, attraverso l’Anci, hanno chiesto di utilizzare la discarica di Bellolampo. La decisione del governo regionale era attesa per ieri, così come avevano lasciato intendere i dirigenti presenti al Comitato per l’ordine e la sicurezza convocato d’urgenza venerdì pomeriggio dal prefetto, Francesca Cannizzo. E oltre al danno c’è la beffa, se si pensa che i palermitani dovranno pagare entro fine mese il saldo della Tari, la salata tassa sui rifiuti.

Nell’Agrigentino. Lo stop dell’ordinanza regionale fa tirare un sospiro di sollievo agli agrigentini. Doveva essere domani l’ultimo giorno di «normalità» per i 23 comuni degli Ato Gesa e Dedalo Ambiente. Senza la revoca del provvedimento, da mercoledì prossimo fino al 12 sarebbe entrato in vigore il divieto della Regione di portare. Il Comune, dal canto suo, aveva diffuso un’ordinanza per vietare di gettare la spazzatura per una settimana, imponendo alle ditte del raggruppamento temporaneo di Imprese, con Iseda capofila, di garantire i servizi solo ai negozi che effettuano la raccolta differenziata e di svuotare i cassonetti blu.

In questa zona la situazione è precipitata per la chiusura momentanea dell’impianto di contrada Matarana a Siculiana dove l’impresa Catanzaro sta ultimando i lavori di ampliamento del primo lotto della quarta vasca di raccolta. Per questo motivo, da alcune settimane, gli autocompattatori dell’Ato Gesa Ag2 e di Dedalo Ambiente Ag3, hanno fatto la spola da e per l’impianto di Grotta San Giorgio vicino Catania.

Nel Trapanese. Rischia il collasso la discarica Borranea del capoluogo. L’emergenza rifiuti si è spostata dai comuni della provincia alla città, dopo il provvedimento della Regione che dava la possibilità alla gran parte dei Comuni di utilizzare il bacino di Borranea dopo la chiusura di Siculiana. Con il risultato che Trapani, nel giro di pochi giorni, rischia di trovarsi con le strade pieni di sacchetti, senza avere la possibilità di scaricare la spazzatura in discarica. Con la conseguenza che la «Trapani Servizi», la società che effettua la raccolta in tutto il territorio comunale, si veda costretta a sospendere pure la raccolta, così come paventato dall’amministrazione comunale.

Nel Messinese. Situazione sotto controllo ancora per poco nel Messinese. La proroga concessa dalla Regione ai 108 Comuni di scaricare nelle discariche catanesi di Motta Sant'Anastasia e Grotte San Giorgio terminerà il 15 gennaio. La città ha già ottenuto due proroghe per continuare a smaltire i rifiuti a Motta dopo il sequestro giudiziario di Mazzarrà Sant'Andrea. Con Messina scaricano a Motta anche Capizzi, San Teodoro e Cesarò. A Grotte, invece, arrivano i mezzi da buona parte della zona tirrenica e dei Nebrodi come Sant’Agata Militello, Capo d’Orlando, Brolo, Barcellona Pozzo di Gotto, Milazzo e Patti tra i centri più grandi. Durante il periodo natalizio non erano mancate le polemiche dei sindaci contro la Regione per il tira e molla sulle autorizzazioni, dopo che alcuni Comuni erano stati esclusi dalle proroghe.

Scontro Armenio-Contrafatto. E, intanto, mentre il dirigente Armenio chiede «poteri speciali subito, perchè il problema non può essere risolto se non con la proclamazione dello stato d'emergenza», l'assessore Contrafatto spinge, invece, «per far partire il Piano di gestione dei rifiuti, in linea con il presidente Crocetta e il governo nazionale». La Sicilia ancora viaggia su livelli di differenziata bassissimi (10 per cento). «È inutile continuare a pensare solo a soluzioni immediate - continua l'ex pm -. La Sicilia ha livelli di indifferenziato pari al 90 per cento: è inaccettabile. Bisogna spingere i sindaci a fare la differenziata, mettere in funzione gli impianti di stoccaggio e il riciclo del percolato».

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