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Concordia: trovato il corpo di Russel Rebello, l'ultima vittima

I resti del cameriere indiano erano in una cabina al ponte 8

GENOVA. Kevin non ha mai smesso di sperare. E alla fine ha avuto ragione lui: mille giorni dopo lo schianto sugli scogli dell'isola del Giglio, la Concordia restituisce i resti di suo fratello Russel Rebello, l'ultima delle 32 vittime di quella notte infame. Il ragazzone sorridente nato a Mumbay che sognava di fare lo chef e che è morto in divisa da cameriere correndo su e giù per i ponti della nave, cercando di aiutare i passeggeri in preda al panico che non riuscivano più a salire sulle scialuppe quando la nave si è piegata su un fianco.    Russel era dove nessuno pensava che fosse, in una cabina del ponte 8 della Concordia, che era il ponte 'Portogallò quando ancora la nave solcava il mare con le sue forze. Quella parte non è stata la prima a finire sott'acqua, la notte del naufragio. Ma quando l'inclinazione dal lato di dritta è aumentata paurosamente, è proprio quella che è finita appoggiata sugli scogli e si è deformata. Impossibile dunque anche per i sommozzatori entrare in quell'inferno.    Cosa ci facesse Russel lì dentro, nessuno lo saprà mai: diversi testimoni hanno raccontato di averlo incontrato nei pressi del ponte 4, quello delle scialuppe, quello dove ci fu il maggior numero di vittime, mentre cercava di aiutare gli altri.

«Ci vediamo a terra» fu l'ultima cosa che disse ad un altro membro dell'equipaggio, un suo caro amico. Invece Russel non era lì ma quattro ponti più in alto. Forse cercava di verificare se qualcuno si fosse attardato o fosse rientrato in cabina; o forse in quegli istanti di terrore ha realizzato che dal lato di dritta della nave non c'era più speranza e dunque stava tentando di raggiungere l'altro lato per mettersi in salvo.    Così gli operai della Ship Recycling - il Consorzio genovese composto da Saipem e San Giorgio che si sta occupando dei lavori di alleggerimento della nave prima della demolizione - l'hanno trovato mentre toglievano il mobilio che era finito ammassato da un lato della cabina. I poveri resti del cameriere indiano erano lì, davanti a loro, rimasti schiacciati per due anni e 10 mesi: Russel indossava ancora la divisa blu e i calzini bianchi. Solo gli esami del Dna potranno dare la certezza scientifica che si tratti proprio di quel giovane indiano che aveva lasciato a casa la moglie Wilma e il piccolo Rhys, nato nel 2008. Ma il cartellino identificativo, con tanto di foto, che gli hanno trovato in tasca, lascia davvero pochi dubbi.    Il fratello Kevin non li ha affatto. Per lui l'attesa è finita. Questo ragazzo è stato ed è un esempio per tanti, non solo al Giglio: non ha mai alzato la voce; mai una polemica o una frase fuori posto; non ha mai perso la speranza e non c'è stata una volta che si sia dimenticato di ringraziare chi stava lavorando per restituirgli il corpo del fratello. «Kevin - dice oggi il sindaco del Giglio Sergio Ortelli - ha rappresentato con il suo comportamento sempre equilibrato e mai eccessivo un esempio di dignità cui oggi va tutto il nostro umano e sincero affetto.

Per lui, come per tutti gli altri familiari delle vittime e per i naufraghi le porte delle case dell'Isola del Giglio rimarranno sempre aperte».    Tempo fa trovarono un giubbetto che avrebbe potuto essere di Russel, lui chiese di avere almeno quello, se non avessero trovato il corpo. E invece: «dopo 1.025 giorni mantengo la promessa fatta alla mia famiglia, porterò a casa mio fratello. India, stiamo arrivando - dice oggi dopo aver ricevuto la telefonata tanto attesa della Protezione Civile - Non ho parole. Solo il mio dolore, le mie lacrime e il mio cuore che batteva forte quando ho dato la notizia ai miei genitori. Ora avranno un sospiro di sollievo, le nostre preghiere sono state ascoltate». «Aspettiamo le procedure e poi daremo a Russel la sua ultima dimora con onore e rispetto. Ho sempre pensato che l'avrei trovato» dice ancora. Kevin nei prossimi giorni andrà a Genova. E poi si riporterà Russel in India: lui, lo chef diventato cameriere, voleva tornarci per realizzare il suo sogno, quello di aprire un ristorante. Non è andata così.

 

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