CATANIA. Dopo un'estate con temperature mai al di sopra delle medie stagionali, quest'ultima parte di settembre ha visto la colonnina di mercurio schizzare precipitosamente verso l'alto, fin sopra la soglia dei trentacinque gradi. L'ondata di caldo degli ultimi dieci giorni - che pure è stata capace di allungare ulteriormente la stagione estiva per la gioia degli operatori turistici - ha però destato alcune preoccupazioni sul fronte dell'inquinamento urbano. Le temperature elevate, accoppiate al ritorno del traffico a pieno regime con la riapertura di scuole e uffici, hanno fatto scattare l'immediata denuncia dell'associazione ambientalista "Free Green Sicilia", che accusa l'amministrazione comunale di non aver provveduto per tempo ad attivare i necessari meccanismi di monitoraggio della qualità dell'aria.
"Continuiamo a respirare enormi quantitativi di gas da scarico - dice Alfio Lisi, rappresentante di "Free Green Sicilia" - a causa delle negligenze del Comune nella manutenzione delle apposite centraline per il rilevamento della qualità dell'aria, che al momento sono tutte spente o fuori servizio".
L'impossibilità di avere dati continui e attendibili sulla concentrazione di agenti inquinanti - sostengono gli ecologisti - rende impossibile fare qualsiasi tipo di stima sui danni provocati dallo smog. "Il sindaco è responsabile della salute dei cittadini - continua Alfio Lisi - ed è per questo che abbiamo chiesto l'immediato ripristino dei meccanismi di monitoraggio e soprattutto pesanti interventi di limitazione del traffico, specie nei punti nevralgici della città".
Non è chiaro se sia stata proprio la segnalazione di "Free Green Sicilia" a far smuovere qualcosa, ma sta di fatto che il Comune ha provveduto ad emanare un bando di gara del valore di ventunomila euro per la manutenzione dei quattro impianti di monitoraggio dello smog in suo possesso, la cui scadenza è stata fissata al prossimo sei ottobre. Le quattro centraline - che si trovano rispettivamente a Librino, in piazza Aldo Moro, all'incrocio tra viale Vittorio Veneto e corso Italia e al Parco Gioeni - non sarebbero comunque sufficienti, secondo gli autori della denuncia, a risolvere del tutto il problema.
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