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Lavoro, niente mobilità per i genitori con figli piccoli

ROMA. La mobilità obbligatoria non scatterà per i dipendenti pubblici che siano mamme o papà con bimbi sotto i tre anni, né per i genitori con figli disabili. Il trasferimento ad altro ufficio, sempre nell'arco dei cinquanta chilometri, non partirà infatti senza il loro consenso. A rendere più soft la misura contenuta nel decreto legge di riforma della pubblica amministrazione è un emendamento, con prima firmataria Irene Tinagli, deputata di Scelta Civica per l'Italia. La modifica è stata approvata dalla Commissione affari costituzionali della Camera, che ha anche detto sì a un altro cambiamento, che ricomprende due proposte emendative, con i sindacati di nuovo in gioco, almeno per la definizione dei criteri attraverso cui spostare un lavoratore da un'amministrazione all'altra senza previo accordo. I principi saranno infatti definiti da un decreto ministeriale previa "consultazione con le confederazioni rappresentative".
Insomma il lavoro parlamentare ha portato a smussare alcuni punti, che avevano suscitato forti preoccupazioni tra le organizzazioni dei lavoratori pubblici. Restano però ancora da affrontare temi caldi, in primis il taglio dei diritti camerali, per il quale sembra farsi strada la proposta di spalmare in tre anni la riduzione, passando da un dimezzamento secco a una riduzione del 35% nel 2015, del 40% nel 2016 per arrivare a una contrazione del 50% nel 2017. La diluizione però non preclude dall'obiettivo ultimo, ovvero l'eliminazione del pagamento dovuto dalle imprese alle camere di commercio. Dovrebbe invece essere confermata senza cambiamenti rilevanti, la sforbiciata su permessi, distacchi e aspettative sindacali.
Intanto al Senato è stato presentato il disegno di legge delega sulla riforma della Pa, che tra l'altro prevede l'eliminazione dei diritti camerali. Sempre nel ddl viene stabilita la realizzazione di un Ufficio unico del Governo sul territorio, la trasmissione dei documenti via web, la riforma della dirigenza e il rafforzamento del ruolo di palazzo Chigi nel coordinamento delle attività. Il provvedimento però resterà in stand by fino alla ripersa dei lavori parlamentari dopo la pausa estiva. D'altra parte ora la precedenza spetta al decreto legge, che domani dovrebbe ultimare il suo iter in commissione, per approdare nell'Aula di Montecitorio lunedì prossimo. Poi il dl passerà al Senato, per essere convertito entro il 24 agosto.

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