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Stato-mafia, pentito Avola: "In progetto un attentato a Di Pietro"

PALERMO. «Dovevamo uccidere il magistrato Antonio Di Pietro. C'era stato chiesto durante un incontro, organizzato all'hotel Excelsior di Roma, al quale parteciparono Cesare Previti, il finanziere Pacini Battaglia, il boss catanese Eugenio Galea, il luogotenente di Nitto Santapaola Marcello D'Agata, Michelangelo Alfano ed un certo Sariddu che poi scoprì essere Saro Cattafi, soggetto vicino ai Servizi».  Lo ha sostenuto, deponendo al processo sulla trattativa Stato-mafia, il pentito catanese Maurizio Avola.
L'omicidio, ha spiegato il collaboratore che ebbe notizie del progetto da D'Agata, «era voluto e sollecitato dal gruppo politico-imprenditoriale presente a quella riunione».
PREVITI REPLICA: "FARNETICAZIONI". «Apprendo dalle agenzie delle dichiarazioni di tale pentito Avola: si tratta di autentiche farneticazioni, che pretenderebbero di coinvolgermi in contesti e vicende con le quali non ho alcun collegamento e in fantomatiche riunioni e richieste alle quali ovviamente non ho mai partecipato e delle quali non ho mai avuto alcuna
conoscenza». Lo sottolinea in una nota Cesare Previti. «Confido nel lavoro degli inquirenti, con la certezza che sapranno valutare le suddette invenzioni come tali, perseguendo
gli eventuali reati perpetrati ai miei danni, così come già avvenuto in passato a mia tutela», conclude l'ex ministro della Difesa.

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