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Caso Yara, Bossetti: "Quella sera ero a casa"

BERGAMO. "Sono totalmente estraneo''. Massimo Giuseppe Bossetti, presunto assassino di Yara Gambirasio, nuovamente interrogato in carcere ha detto al gip che nel tardo pomeriggio del 26 novembre 2010, quando la tredicenne scomparve, si trovava a casa. Lo ha riferito il suo legale, Silvia Gazzetti, la quale ha spiegato che il muratore bergamasco ''ha risposto a tutte le domande'' che gli sono state poste.

Bossetti, nel suo interrogatorio davanti al gip di Bergamo per la convalida del fermo, ha detto di non riuscire a spiegarsi per quale ragione il suo Dna, come sostiene l'accusa, sia stato trovato sul corpo della ragazza dopo il ritrovamento nel campo di Chignolo d'Isola il 26 febbraio 2011.

L'uomo fermato ha poi spiegato che il suo telefono cellulare era inattivo dal tardo pomeriggio del 26 novembre 2010 alla mattina successiva perché scarico. La Procura gli contesta, infatti, che il suo cellulare aveva agganciato la cella di Mapello, a cui si era agganciato anche il telefono di Yara Gambirasio, ed era poi rimasto inattivo, senza ricevere o fare comunicazioni, fino alla mattina dopo alle 7:30.

Bossetti avrebbe appreso solo stamani di essere figlio illegittimo e questo lo ha ''sconvolto''., ha riferito il legale. Il gip di Bergamo Ezia Maccora si è riservata di decidere sulla convalida del fermo al termine dell'interrotatorio di stamani in carcere. Il gip scioglierà la riserva nelle prossime ore.

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