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Dell’Utri: contro di me una sentenza politica

ROMA. "Io sono un prigioniero" e "questa è una sentenza politica". Lo afferma, in un colloquio con il Corriere della Sera, Marcello Dell'Utri , che aggiunge: "Non sono fuggito e non sono un latitante". Intervistato da Repubblica, Dell'Utri spiega il carattere "politico" della sentenza a suo carico: "Una sentenza già scritta di un processo che mi ha perseguitato per oltre 20 anni soltanto perché ho fatto assumere Vittorio Mangano come stalliere nella villa di Arcore del Presidente Silvio Berlusconi. Una persona per me davvero speciale anche se aveva dei precedenti penali: per me Mangano era un amico e basta". "Ero un libero cittadino - aggiunge quindi - avevo un regolare passaporto e potevo andare dove volevo. Ho scelto il Libano perché qui ci sono medici bravissimi. E sono partito in compagnia di mio figlio Marco. Non sono fuggito, come è stato scritto". "Io so chi è Gemayel, certo che lo conosco - prosegue l'ex senatore -, ma non l'ho mai incontrato durante la mia permanenza in Libano. Non c'era motivo: non ho avuto alcuna "protezione", né "assistenza", sono venuto qui da solo e basta". Infine, su Vincenzo Speziali, Dell'Utri afferma: "Vincenzo Speziali? Il nipote omonimo del mio ex collega di partito? Certo che lo conosco, l'ho incontrato diverse volte perché voleva candidarsi nel Pdl e quindi l'ho incontrato, ma è ormai da tempo che non lo vedo e non lo sento. Non so da dove spuntino questi tabulati".

Una troupe di Sky è stata fermata da un gruppo di militari libanesi mentre si trovava davanti  all'ospedale di Beirut in cui è ricoverato, in stato di detenzione, Marcello Dell'Utri.  Il giornalista Fulvio Viviano, l'operatore Fabrizio Stoppelli e la guida libanese sono stati identificati. I militari hanno detto alla troupe che l'ospedale, da quando c'è l'ex senatore, è
diventato un obiettivo sensibile e hanno minacciato di arrestare i giornalisti, facendo il segno delle manette, se avessero continuato a fare le riprese. Dell'Utri venerdì è stato definitivamente condannato a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Il ministro della Giustizia ha chiesto alle autorità libanesi la sua estradizione.

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