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Stato-mafia, processo a Mannino: chiesta l'acquisizione di nuovi atti

PALERMO. La procura di Palermo ha chiesto l'acquisizione di nuovi atti al processo, che si svolge in abbreviato, all'ex ministro Dc Calogero Mannino accusato di minaccia a corpo politico dello Stato. Il procedimento è una trance derivata dallo stralcio del cosiddetto processo sulla trattativa Stato-mafia. I pm hanno chiesto al gup Marina Pitruzzella di fare entrare tra gli atti l'anonimo denominato «corvo 2», in cui si parla di un presunto incontro tra Mannino e il boss Totò Riina, alcuni lanci dell'ansa su rivendicazioni di attentati da parte della Falange Armata e le relazioni di servizio fatte dagli agenti penitenziari di Opera dopo alcune esternazioni di Riina. Secondo la procura, Cosa nostra scelse, in una fase, di
utilizzare la sigla Falange Armata per rivendicare la paternità di alcuni attentati. Quanto alle relazioni di servizio sulle dichiarazioni di Riina, si tratta del racconto degli agenti sulle «confidenze» ricevute dal boss che avrebbe, in una pausa di udienza, detto «sono stati loro a venirmi a cercare» frase che - a dire dei pm - confermerebbe che fu lo Stato ad instaurare la trattativa con Cosa nostra. Per la tesi dell'accusa Mannino, grazie ai suo rapporti con il Ros dei carabinieri, per paura di essere ucciso avrebbe dato l'input per intavolare un dialogo con la mafia.


«I pm buttano sul tavolo centinaia di documenti, sostenendo che siano decisivi per la sentenza in violazione delle regole del processo». Così l'avvocato di Calogero Mannino, Carlo Federico Grosso, si è opposto alla richiesta della procura di fare entrare nel processo, che si svolge in abbreviato, nuovi documenti. Il legale, che ha tenuto una vera e propria lezione di procedura penale, ha continuato: «Si tratta di documenti già usati in altri processi. Come mai i magistrati li tirano fuori ora?». Il difensore, infine, ha evidenziato che a chiedere l'ammissione delle nuove carte è il pm Vittorio Teresi che ha sostenuto l'accusa contro Mannino nel processo per concorso esterno in associazione mafiosa nel corso del quale quei documenti erano già emersi. Da quelle accuse Mannino fu assolto. Sulle istanze della procura il gup si è riservato rinviando al 12 giugno per la decisione sulle ammissioni dei documenti.


«Non ho mai ceduto dalla linea etica portata avanti durante la mia vita politica. I pm si
industriano ancora ad alimentare accuse infondate». Lo ha detto, rendendo dichiarazioni spontanee al processo in cui è imputato di minaccia a Corpo politico dello Stato, l'ex
ministro Dc Calogero Mannino. «Da potenziale vittima di Cosa nostra - ha aggiunto - ho comunque continuato ad esercitare il ruolo di contrasto alla mafia che ha contraddistinto tutta la mia vita». Mannino ha poi ricordato di avere ricevuto, qualche giorno prima della strage di via D'Amelio, una telefonata del giudice Paolo Borsellino che gli espresse le proprie opinioni su un anonimo arrivato agli inquirenti in cui, tra l'altro, si parlava di un presunto incontro tra Totò Riina e l'ex ministro Dc. 

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