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Cefop, in 200 al lavoro “sulla carta”: e l’Inps rivuole le indennità

Beffa per un gruppo di dipendenti mai rientrati al lavoro sebbene il giudice li avesse reintegrati. L’istituto di previdenza chiede la restituzione della «disoccupazione»

PALERMO. Dal Cefop sarebbero stati reintegrati solo sulla carta, perché raccontano di non aver percepito alcuna retribuzione e di non essere mai stati realmente riavviati al lavoro. Ma tanto basta all'Inps, che intanto vuole indietro l'indennità di disoccupazione erogata per un totale tra i sei e i settemila euro a lavoratore, proprio perchè sempre sulla «carta» sono stati reintegrati. Arriva così la beffa per circa 200 ex dipendenti di quello che è stato il più grande ente di formazione professionale in Sicilia.

Dei quasi mille addetti in servizio, oggi solo 408 sono pronti a ripartire col Cerf, l'ente che ha rilevato le attività del Cefop. Altri 185 sono finiti al Ciapi di Priolo, grazie a un progetto per salvare gli ex impiegati degli sportelli multifunzionali, mentre per 350 è scattato il licenziamento. Tra questi, un nutrito gruppo di lavoratori aveva presentato ricorso al giudice del lavoro del tribunale di Palermo ottenendo il diritto al reintegro. In 34 erano difesi dagli avvocati Maria Antonietta Cocchiara e Daniela Cammarata, che spiegano come «circa 200 lavoratori pur avendo vinto la causa di fatto non sono mai stati reintegrati da parte dei commissari straordinari, bensì costretti con lettera scritta a rimanere al loro domicilio in attesa di assegnazione ore. Non hanno percepito alcuna retribuzione dalla data della reintegra né tredicesima mensilità e non hanno avuto versati i contributi dovuti a seguito dell'annullamento». La beffa finale, raccontano i legali, è stata la comunicazione dell'Inps che, sulla base del reintegro, reclama le indennità di disoccupazione erogata. Da qui l'inizio di una nuova vertenza.

Dal Cefop, però, i commissari straordinari chiariscono che «prima di pagare gli arretrati, l'ente doveva aspettare le sentenze definitive, perché i reintegri sono stati impugnati e il tribunale intanto ha cambiato orientamento stabilendo che la competenza non era del giudice del lavoro ma del tribunale fallimentare». Per altro, chiariscono i commissari, ci sarebbero state diverse altre circostanze che avrebbero impedito il pagamento delle spettanze, non ultima la disposizione che prevede che con i fondi comunitari, «unica entrata dell'ente, si possano pagare solo chi ha svolto effettivamente le ore lavorate». E i reintegrati, di fatto, non avevano lavorato.

Insomma, tra leggi, cavilli burocratici e processi, per i lavoratori oggi resta ben poco da fare. Speranze dovrebbero arrivare invece dall'erogazione del trattamento di fine rapporto, che in media si aggira sui 30 mila euro a persona. «Ci stiamo lavorando - spiega il commissario Bartolo Antoniolli - sono oltre 800 pratiche, bisognerà valutare le singole posizioni per capire a quanto ammontano le spettanze».

Al momento le cose non vanno meglio per i fortunati 408 lavoratori che sono transitati nel Cerf, l'ente che ha rilevato per la simbolica cifra di 10 mila euro le attività del vecchio Cefop. «I contratti - spiega Giuseppe Raimondi della Uil - sono sospesi perché manca ancora un decreto che prenda atto della compravendita». La tensione nel mondo della formazione professionale siciliana resta così altissima. I lavoratori del settore lamentano forti ritardi nell'erogazione degli stipendi. «E il primo 25 per cento di acconto stanziato - spiegano i sindacati - di solito è utilizzato dagli enti per pagare i contributi e mettersi in regola col Durc». Dall'assessorato alla Formazione rassicurano comunque che le procedure di pagamento proseguono regolarmente. In settimana è previsto un nuovo incontro tra l'assessorato guidato da Nelli Scilabra e i sindacati.

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