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Ascesa e declino di Lombardo: dalla Dc all'Mpa, poi le accuse e il processo

CATANIA. Raffaele Lombardo, 63 anni, è  stato sempre un democristiano. E, a modo suo, lo ha ribadito  nell'accogliere la sentenza di condanna a 6 anni e 8 mesi di  reclusione per concorso esterno all'associazione mafiosa: «me  l'aspettavo, è l'epilogo naturale del primo grado di giudizio,  ma non finisce qui: seguiremo tutte le strade legali per  dimostrare la mia innocenza».   Nato a Catania nel 1950, Raffaele Lombardo, riceve  un'istruzione cristiano-democratica dai padri salesiani e si  iscrive alla facoltà di Medicina e chirurgia laureandosi con una  tesi in Psichiatria forense sul «nesso tra tradizioni popolari e  costruzioni deliranti».    


Negli anni '70 inizia la sua attività politica con il  Movimento della Gioventù della Dc catanese. Consigliere,  assessore al Comune di Catania, deputato alla Regione Siciliana  e assessore regionale agli Enti locali, alla fine degli anni '90  è eletto per due volte al Parlamento Europeo per il Centro  cristiano democratico. Nel 2000 è vice sindaco di Catania. Nel  2003 è eletto presidente della Provincia di Catania.  Nel 2005, dopo essere stato segretario generale regionale  dell'Udc fonda il Movimento per l'autonomia (Mpa). In occasione  delle elezioni politiche dell'aprile del 2008 il Mpa  ufficializza l'alleanza con il Popolo delle libertà e la Lega  Nord. La coalizione vince con il 46,81% dei voti alla Camera e  con il 47,32% dei voti al Senato e il Mpa elegge otto deputati e  due senatori. È in predicato più volte di diventare ministro  del governo Berlusconi.    


Nell'aprile del 2008, dopo le dimissioni di Salvatore Cuffaro  per problemi giudiziari, Lombardo diventa governatore della  Regione Sicilia ottenendo il 64% delle preferenze, avendo la  meglio sulla senatrice del Pd Anna Finocchiaro.  In quattro anni vara diversi governi regionali. Nel settembre  del 2010 cambia maggioranza che lo sostiene, e forma un governo  con 12 assessori tecnici e d'area del Pd.  Il 31 luglio del 2012, indagato dalla Procura di Catania  nell'inchiesta Iblis per presunti rapporti con esponenti di Cosa  nostra che lo avrebbero appoggiato in cambio di voti, si dimette  dall'incarico di governatore e successivamente annuncia il  ritiro dalla vita politica. Adesso la sua battaglia continua sul  piano giudiziario. 

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