TRANI. C’è anche l’ex direttore dell’Amia, Orazio Colimberti, tra le persone arrestate a Trani, accusate di aver truccato una gara insieme ad altri tre dirigenti. Dopo il sistema Sangalli e le tangenti, per 14 milioni, scoperte dalla Procura di Monza nel dicembre scorso perchè la società brianzola vincesse appalti-rifiuti in mezz'Italia, si è mossa anche quella di Trani che ha puntato gli occhi su un'azienda concorrente, la Biancamano spa.
Per il presidente, Giovanni Battista Pizzimbone, e tre dirigenti della controllata Aimeri Ambiente (Orazio Colimberti, Luca Venturin e Massimo Zurli) sono stati chiesti dalla procura e concessi dal Gip gli arresti domiciliari per aver cercato di 'indirizzarè verso di loro, e non a favore della Sangalli, un appalto da 90 milioni che il Comune di Andria stava predisponendo per la raccolta di rifiuti 'porta a portà. Operazione non andata a buon fine perchè la Sangalli fu l'unica a presentarsi alla gara e ad aggiudicarsi l'appalto grazie anche alla complicità, sostengono i pm monzesi, dell'allora assessore comunale all'Ambiente Francesco Lotito, in carcere da dicembre. Per l'Aimeri Ambiente quella partita si chiuse con un ricorso al Tar, che fu rigettato. Turbata libertà del procedimento di scelta del contraente: questo il reato, art.353 bis del codice penale, di cui rispondono i quattro dirigenti mentre a Lotito, tuttora recluso, è stata contestata la concussione.
La replica di Biancamano, che oggi ha reagito negativamente in Borsa (il titolo ha ceduto il 3,13%) non si è fatta attendere. Oltre a sottolineare la «totale» estraneità di Pizzimbone, il quale ha deciso di mantenere la carica di presidente, la nota evidenzia che il gruppo «ha sempre fatto della trasparenza e della legalità un proprio modus operandi» e che comunque Pizzimbone «per le funzioni che gli sono proprie non si è mai occupato direttamente della gestione operativa della controllata Aimeri Ambiente e, a maggior ragione, non ha mai interferito sulle scelte delle singole gare d'appalto cui la stessa partecipa».
Pizzimbone, tra l'altro, ha vissuto un recente momento di notorietà per aver partecipato il 3 febbraio scorso al programma Rai «Boss in incognito», in cui si era messo nei panni dei suoi dipendenti, svolgendo le mansioni più umili e premiando alla fine i più meritevoli. Le indagini della Procura di Trani sono cominciate a marzo del 2011 quando, un anno dopo la nomina di Lotito ad assessore, il suo mobilificio subì un attentato dinamitardo. Da alcune intercettazioni telefoniche i carabinieri appresero di fitti contatti fra l'amministratore pubblico e dirigenti Aimeri in relazione all'appalto per la raccolta differenziata nel territorio che veniva preparato. Lotito, secondo le indagini, avrebbe inoltre indotto la Aimeri, che all'epoca gestiva il servizio dei rifiuti in proroga, ad assumere due spazzini indicati da lui e a promuovere capo cantiere una terza persona.
Le indagini tranesi mirano anche a capire perchè, nonostante le trattative in corso per 'blindarè il bando in favore della Aimeri Ambiente, alla fine non fu così e l'unica ad avere i titoli per potersi presentarsi, e così vincere, fu la Sangalli. L'ipotesi è che Lotito, dovendo scegliere, optò per quest'ultima. La prova è che fu poi fermato nella stazione Termini di Roma con 70 mila euro in contanti, tranche di un milione di euro consegnatagli da uno della famiglia Sangalli. Il momento della consegna, con i soldi che erano in un sacchetto del supermercato, fu filmato dalle Fiamme gialle.
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