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Stato-mafia, pentito Messina: "In Cosa nostra si diceva che Andreotti era affiliato"

PALERMO. "In Cosa nostra si diceva che Andreotti era uomo d'onore, che era 'punciuto' (affiliato formalmente, n.d.r) e che ci avrebbe garantito al maxiprocesso". Lo ha detto il pentito nisseno Leonardo Messina che sta deponendo al processo sulla trattativa Stato-mafia, in corso
davanti alla corte d'assise di Palermo.

Il collaboratore ha riferito che inizialmente tra i vertici di Cosa nostra c'era la certezza che il maxiprocesso, in Cassazione, sarebbe andato al giudice Corrado Carnevale. ''Si riteneva che sarebbe finito in barzelletta", ha detto. Poi "quando si seppe che invece a presiedere il collegio giudicante che avrebbe celebrato il maxi sarebbe stato un altro, si capì che i politici si erano allontanati". "Allora ci si cominciò a lamentare di Salvo Lima e Giulio Andreotti - ha spiegato - e si disse che non erano più in grado di garantire nulla".


«Ci fu un momento che la mafia in Sicilia decise di votare il Psi. Io stesso ricevetti l'ordine di votare Martelli che si prese degli impegni che, però, poi non mantenne». Lo ha detto il pentito nisseno Leonardo Messina che sta deponendo al processo sulla trattativa Stato-mafia, in corso davanti alla corte d'assise di Palermo. «Poi quando diventò ministro della Giustizia - ha aggiunto - andò in tv a dire che non sapeva nulla, che lui in Sicilia incontrava solo persone perbene, ma invece vedeva Angelo Siino».

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