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Naufragio, vescovi siciliani: «Alcune norme moltiplicano morti»

SIRACUSA. Riuniti per la consueta sessione autunnale a Siracusa, nel 60/mo anniversario della lacrimazione della Beata Vergine Maria, i vescovi della Sicilia, a proposito di quella che definiscono «la catastrofe sconvolgente dei naufraghi a Lampedusa», hanno sottolineato come «la gente di Lampedusa ha mostrato al mondo il valore e l'efficacia dei gesti semplici e significativi del quotidiano: la vicinanza, il soccorso, il pianto, la collera, la pazienza. E nello stesso tempo ha dimostrato l'inutilità controproducente di talune risposte istituzionali che non hanno contribuito a risolvere il problema, ma anzi hanno moltiplicato il numero delle vittime».   
«A Siracusa - hanno detto i vescovi - è stato immediato riandare con la memoria all'apostolo Paolo, qui approdato da Malta e rimasto per tre giorni (cfr At 28,11-12), e rivivere con lui, attraverso il racconto del libro degli Atti degli Apostoli, la forte tensione drammatica delle sciagure in mare. Ci siamo lasciati interrogare dalle migliaia di persone morte nel nostro mare Mediterraneo, provocati dai gesti e dalle parole di Papa Francesco nel corso della sua visita a Lampedusa dell'8 luglio scorso. Il Papa continua a riproporci l'interrogativo: 'Dov'è tuo fratello?' e torna a metterci in guardia dalla 'globalizzazione dell'indifferenza».   
«La consapevolezza che spregiudicati criminali - concludono i vescovi - speculano sul dolore di persone in fuga dalle persecuzioni e dalle guerre, non può far pagare a questi ultimi la malvagità dei mercanti di morte. Il grido di aiuto e la domanda di soccorso non possono lasciare freddi o indifferenti noi e quanti, per cultura e per sensibilità, sentiamo forte a partire dal Vangelo il senso dell'accoglienza e del dialogo.

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