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Processo Ruby, Berlusconi: "Sentenza violenta ma resisto alla persecuzione"

MILANO. Silvio Berlusconi è sull'orlo di una crisi di nervi. E non nasconde tutta la rabbia che ha dentro. Così i pochi fedelissimi che sono riusciti a sentirlo descrivono l'ex premier subito dopo aver udito la sentenza di condanna in primo grado a 7 anni per concussione e prostituzione minorile per il processo Ruby. Nonostante l'ex capo del governo fosse stato preparato al peggio, udire dal tribunale di Milano una condanna superiore alle richieste dell'accusa pare lo abbia lasciato in un primo momento sgomento: Era un processo già scritto - sarebbe stato il commento a caldo - hanno deciso che devono eliminarmi e non si fermeranno. La rabbia del Cavaliere è tanta e la sua pazienza pare sia davvero finita anche nei confronti dell'esecutivo: Nonostante mi sia impegnato a dar vita ad un governo di larghe intese - avrebbe detto ai suoi - la pacificazione non può esserci, perchè il disegno di certi Pm è quello di mettermi in un angolo. Un ragionamento che Berlusconi ha intenzione di fare, senza tanti giri di parole, anche ad Enrico Letta. Domani i due leader si incontreranno a palazzo Chigi e l'intenzione dell'ex premier è quello di mettere in chiaro che la pazienza e i toni soft saranno un lontano ricordo: Letta deve capire - avrebbe detto ai suoi - che se non fa quanto concordato ci saranno delle conseguenze. Toni ultimativi che il Cavaliere ha intenzione di mettere in pratica se il governo non rispetterà in patti sui provvedimenti economici. La strategia sembra a questo punto chiara e cioè iniziare a tirare la corda in vista dell'autunno quando arriverà la sentenza della corte di Cassazione sul processo Mediaset in cui l'ex capo del governo è condannato a 5 anni di interdizione dai pubblici uffici. E forse non è un caso che l'ex capo del governo nella nota in cui ha condannato l'esito della sentenza abbia glissato sul governo, preferendo affrontare la questione a quattr'occhi con Letta e circoscrivendo il campo solo al processo: «Non è solo una pagina di malagiustizia - è l'accusa di Berlusconi - è un'offesa a tutti quegli italiani che hanno creduto in me e hanno avuto fiducia nel mio impegno per il Paese. Ma io, ancora una volta, intendo resistere a questa persecuzione». La nota dell'ex presidente del Consiglio chiude una giornata in cui tutto il Pdl, dopo la decisione del tribunale di Milano, ha fatto quadrato intorno al Cavaliere. Dal segretario Angelino Alfano, che lo ha chiamato, fino ad ogni singolo parlamentare (Daniela Santanchè, Luca D'Alessandro, Fabrizio Cicchitto, Sandro Bondi solo per citarne alcuni). La condanna in primo grado di Berlusconi tiene inevitabilmente banco nel dibattito politico. Il Pd affida ad una nota il proprio commento sulla vicenda ricordando che «Come sempre, i Democratici esprimono rispetto per le decisioni, di qualunque segno siano, che la magistratura prende nella propria autonomia». Va giù duro il movimento Cinque Stelle che invita il Cavaliere «a prendere atto della sentenza e trarne le dovute conseguenze» risparmiando «al Paese inutili 'barricate». Non usa giri di parole Nichi Vendola che chiede all'ex premier «un atto di decoro e cioè abbandonare la vita pubblica».

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