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Appalti truccati, scarcerata la moglie di Giacchetto

PALERMO. È stata scarcerata stamattina dal gip di Palermo Luigi Petrucci Concetta Argento, moglie del manager Faustino Giacchetto ritenuto il dominus del comitato d'affari che avrebbe distratto 15 milioni di euro destinati all'ente di formazione Ciapi e pilotato gare d'appalto per la gestione della comunicazione dei grandi eventi siciliani. La donna, accusata di avere emesso fatture per operazioni inesistenti che avrebbero consentito alle società di fatto controllate dal marito di abbattere l'imponibile e soprattutto di ricevere il denaro poi destinato a Giacchetto, è stata interrogata oggi dal giudice. Argento, finita in carcere con altre 16 persone, ha sostenuto di essersi limitata a seguire le indicazioni del manager. Versione data già ieri ai magistrati da Giacchetto che ha definito sia la donna che la segretaria, Stefania Scaduto, anche lei in cella, totalmente estranee alla vicenda. Al termine dell'interrogatorio il legale Giovanni Di Benedetto ha chiesto al gip la scarcerazione della Argento. All'istanza ha dato parere favorevole il pm e la donna è stata liberata con l'obbligo, però, di dimora nel comune di residenza.



Domani verrà sentita la segretaria di Giacchetto, mentre è in corso l'interrogatorio di un altro degli arrestati, il dirigente del servizio Turistico di Taormina, Antonino Belcuore, che sarebbe coinvolto nella tranche dell'inchiesta sui grandi eventi siciliani. L'ipotesi è che Giacchetto, grazie a funzionari regionali compiacenti, bandi su misura e gare pilotate, avrebbe gestito il Taormina Fashion Award, il torneo internazionale di golf di Castiglione di Sicilia, i mondiali di scherma di Catania, e la Settimana di ciclismo. Si è avvalso invece della facoltà di non rispondere Francesco Riggio, ex presidente del Ciapi e personaggio chiave dell'inchiesta. Essendo stato arrestato a Roma doveva essere interrogato in rogatoria dal gip della Capitale. Il suo legale, l'avvocato Sal Mormino, non ha escluso che Riggio chiederà di essere interrogato dall'autorità giudiziaria di Palermo. Lo stesso ha fatto l'ex assessore regionale, Gian Maria Sparma, anche lui in carcere a Roma. Sparma, assistito dall'avvocato aurilio Panci, non ha risposto ma ha presentato la documentazione che dimostrerebbe come da oltre un anno l'indagato non abbia alcuna carica pubblica, lavorando per un'azienda di servizi romana. Per il suo avvocato non sussisterebbero quindi le esigenze cautelari. Anche Sparma chiederà di essere sentito dai pm palermitani.  Ieri sono stati sentiti Giacchetto, gli imprenditori Luciano Muratore e Pietro Messina, Domenico Di Carlo e il dirigente regionale Rino Lo Nigro. Nell'inchiesta sono coinvolti, con le accuse di corruzione e illecito finanziamento ai partiti, decine di politici.

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