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Vito Nicastri, un impero economico costruito dal nulla

Figlio di un elettricista di Alcamo, si è occupato prima di pompe di calore e poi di impianti eolici. Nella sua “scalata sociale” non manca neppure l'impegno politico

PALERMO. Un impero economico costruito dal nulla. E' ciò che è riuscito a creare Vito Nicastri, figlio di un elettricista di Alcamo, occupandosi prima di pompe di calore e poi di impianti eolici. Nella sua “scalata sociale” non manca neppure l'impegno politico, seppur indiretto.

Alle consultazioni regionali del 2010, infatti, ha sponsorizzato un candidato di Alcamo del Mpa, Davide Fiore, che non è stato eletto ma che ha ricoperto la carica di assessore nella giunta della provincia regionale di Trapani. Un salto di qualità nella sua carriera iniziata come piccolo imprenditore che gli ha permesso anche alcune iniziative lussuose: al compleanno della figlia ha organizzato una cena privata ad Alcamo Marina con Marco Masini che è stato anche ospite, per un paio di giorni, sul lussuoso yacht di Nicastri.

Quanto alle sue "esperienze giudiziarie", Vito Nicastri è stato al centro dell’inchiesta “Eolo” con un'ordinanza di custodia cautelare. «Domani mattina mando Irene con il geologo, che è di Mazara, se entro l’una non esce fuori il progetto per mandarlo poi al genio civile di Mazara 2, considerati licenziato da consigliere comunale e da tutte cose». Così si rivolgeva Nicastri all'assessore Vito Martino . I due parlano al telefono la mattina del 20 febbraio 2007. Martino invita Nicastri a non preoccuparsi. «Sbrighiamoci! Mazara 2 sbrighiamola!» esclama ancora Nicastri che aggiunge: «La delibera e la convenzione vogliamo di Mazara 1». Martino risponde «va bene! va bene!». E Nicastri, disapprovando, dice: «va bene però non va bene, va male!».  Per i magistrati della Dda, la carica di Martino «appare esclusivamente strumentale a far conseguire i profitti desiderati ai personaggi di cui è il referente politico; al punto che, se egli non è in grado di assicurare il conseguimento di tali profitti, può ritenersi "licenziato”, con chiaro riferimento al complesso di rapporti corruttivi da lui intrattenuti con lo stesso Nicastri».

Insieme all'inchiesta sugli impianti eolici, il nome di Nicastri spunta anche nell’inchiesta antimafia che ha coinvolto l’imprenditore di Messina, Mario Giuseppe Scinardo a cui sono stati confiscati circa duecento milioni di euro di beni, su iniziativa della Dia.

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