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Sparatoria di Gela, i vicini: taciturno e irascibile ma non violento

GELA. Aveva una strana ossessione Giuseppe Licata - l'uomo di 42 anni ucciso dalla polizia a Gela dopo che per 5 ore aveva sparato dal balcone di casa contro passanti e agenti -, era convinto che gli avrebbero sequestrato la macchina. Lo raccontano alcuni vicini di casa, i quali dicono che ieri pomeriggio Licata era stato in ospedale, accompagnato dalla madre, perché si sentiva male.
Ma una volta al pronto soccorso, avrebbe rifiutato le cure. Tornato a casa, l'uomo - che lavorava saltuariamente come bracciante o come manovale nell'edilizia - ha imbracciato il fucile da caccia tenendo in ostaggio il suo quartiere per 5 ore.
Licata abitava con i genitori - la madre Antonina, 70 anni, e il padre Antonio di 74, invalido - al primo piano di un palazzetto con quattro elevazioni. I vicini lo descrivono come un tipo taciturno, un po' irascibile ma non violento.
Durante la sparatoria la madre è scappata da casa, mentre il padre, invalido, è rimasto nell'appartamento.

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