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Asp, sotto accusa appalti ed esperti

Dal dossier della Corte dei conti emerge che "nessuna azienda avrebbe rispettato i tetti di spesa". Nel 2011 sforati pure i limiti per l'acquisto di farmaci. L'assessorato replica: "Dati vecchi o inesatti"

PALERMO. «I risultati di esercizio delle Asp, seppure in miglioramento, registrano ancora un saldo negativo che nel 2011 è stato di quasi 34 milioni»: comincia così l’analisi della Corte dei Conti sulle criticità delle Aziende sanitarie provinciali, gli enti che hanno preso il posto delle Asl inglobando anche la gestione di alcuni ospedali. La sezione di Controllo, guidata da Rita Arrigoni, ha depositato un dossier alla Camera presso la Commissione d’inchiesta sugli errori e i disavanzi sanitari presieduta da Antonio Palagiano: «Particolarmente significativi - si legge nel dossier - sono stati nel 2011 i risultati negativi dell’Asp di Messina (oltre 17 milioni) e dell’Asp di Catania (oltre 6 milioni)». Si tratta di dati che hanno già portato alla sostituzione dei manager da parte della Regione ma che per la Corte hanno importanza ai fini delle cause che li hanno generati: «L’esposizione debitoria delle aziende è particolarmente rilevante nei confronti dei fornitori e degli istituti di tesoreria. La crescita è preoccupante». Secondo la Corte dei Conti «non risultano rispettati da nessuna azienda sanitaria i tetti di spesa per l’acquisto di beni e servizi. Ci sono evidenti anomalie: le aziende utilizzano in modo prevalente proroghe e rinnovi contrattuali o procedure negoziate ricorrendo in pochi casi alle procedure Consip o agli acquisti centralizzati». Per Palagiano: «La disorganizzazione spesso è alla base dei problemi. La mancanza di un database per verificare i prezzi unitari dei singoli beni e servizi impedisce di verificare che una siringa abbia lo stesso costo a Catania e a Palermo». L’assessorato però sta preparando una controrelazione per «confutare alcune inesattezze». I magistrati hanno segnalato un altro problema: «C’è un trend decisamente crescente relativo al conferimento di incarichi e consulenze. Ciò spesso non risulta accompagnato dal rispetto delle prescrizioni dettate dal legislatore». Le Asp hanno anche sforato «i tetti di spesa previsti per la farmaceutica». Ma per l’assessorato i dati sono vecchi: «C’è un netto decremento della spesa per la farmaceutica convenzionata che ha permesso di risparmiare 76 milioni rispetto al 2010». Tuttavia la Corte ha segnalato che ad aumentare è soprattutto la spesa per la distribuzione diretta dei farmaci più costosi: l’aumento vale 47,9 milioni.
In un quadro generale che mostra un indebitamento da 4 miliardi e 444 milioni, la sezione di Controllo si è soffermata sulle difficoltà che la Regione incontrerà per far quadrare i conti alla luce dei nuovi vincoli nazionali. Il caso è quello dell’aumento della compartecipazione, cioè della somma che la Regione aggiunge al finanziamento statale per assicurare l’assistenza sanitaria. L’anno scorso si è fatto ricorso ai fondi Fas, che nel 2013 non saranno utilizzabili. E allora la Arrigoni conclude che «il deteriorato stato dei conti regionali non offre sufficiente capacità di copertura. Ma se non si riuscirà ad assicurare il 49% di compartecipazione, il ministero bloccherà le risorse spettanti alla Sicilia» cioè un miliardo e 14 milioni di vecchi crediti. L’assessorato precisa che «il debito da 4,4 miliardi, frutto delle precedenti gestioni, è già stato quasi interamente coperto nel 2012 per effetto delle manovre strutturali di riorganizzazione del sistema».
Sul piano strettamente sanitario, la Corte segnala anche che il numero di viaggi della speranza «si mantiene ancora su valori elevati. Nel 2010 i ricoveri fuori regione sono stati 56.723 cioè 874 in più rispetto al 2009». Ma per l’assessorato «questa spesa si è ridotta dai 205 milioni del 2009 ai 194 del 2011». La Regione segnala anche che «sono già stati attivati 38 dei 47 presidi territoriali di assistenza» che assicurano una capillare copertura del servizio e che «è aumentato il livello di assistenza ai disabili ed è stata potenziata la cura domiciliare agli anziani».

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