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Ordine notificato, Contrada è un uomo libero

Lo rende noto il suo avvocato, Giuseppe Lipera. "Spero che qualcuno si ravvederà del male fatto a me e alle istituzioni" è il commento dell'ex numero due del Sisde

CATANIA. La polizia penitenziaria ha notificato l'ordine a Bruno Contrada, che stava scontando una condanna a 10 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, il provvedimento di scarcerazione per fine pena.
Lo rende noto il suo avvocato, Giuseppe Lipera, che definisce l'ex 007 "finalmente un uomo libero". "Contrada è un uomo maturo e provato dalle emozioni - osserva il penalista - sarà lui a decidere come e quando sarà il momento di parlare con i giornalisti. Adesso vuole solo tranquillità".

"Sono certo che verrà il momento in cui la verità su questa vicenda giudiziaria sarà ristabilita - ha detto ai giornalisti l'ex numero due del Sisde -. Spero che qualcuno si ravvederà del male fatto a me e alle istituzioni".

"Non ho sentimenti di odio né di rancore verso nessuno - ha aggiunto Contrada -. Quando il 10 maggio del 2007 sono entrato nel carcere di Santa Maria Capua Vetere per scontare la pena ingiusta che mi era stata inflitta dissi che ero certo, come lo sono ora, che un giorno che vedranno i miei figli o i miei nipoti la verità sarà ristabilita e allora qualcuno dovrà pentirsi per quello che ha fatto a me ed alle istituzioni che ho servito fedelmente da quando avevo 20 anni". "Finché avrò respiro non mi fermerò e tenterò tutte le strade per ristabilire la verità - continua -. Non solo per me, ma anche per le istituzioni".

"Ho massima stima e ammirazione per il generale Mario Mori". Così l'ex funzionario di polizia ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano cosa pensasse degli ufficiali dell'Arma coinvolti nelle indagini della procura di Palermo. Contrada, però, non ha voluto commentare l'inchiesta: "Non parlo di cose che non conosco". Ai giornalisti che gli chiedevano se in questi anni di carcerazione esponenti delle istituzioni gli siano stati vicini ha risposto: "Alcuni sì. Parlo di cinque capi della polizia, i direttori del Sisde, gli ufficiali dei carabinieri e della finanza e anche di magistrati che, in qualche caso, hanno anche deposto a mio favore".

"Non porterò con me nella tomba nessun segreto, né di Stato, né di altro genere". Ai giornalisti che gli chiedevano se fosse pentito di qualche sua azione ha riposto: "Ho passato la maggior parte della mia vita al servizio dello Stato e rifarei questo senza cambiare nulla e senza rammarico". "Mi sono sempre sentito libero spiritualmente - ha aggiunto - anche quando il mio corpo, durante la detenzione, era imprigionato". 


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