ROMA. E' stato generato da un sistema diverso da quello che attiva le faglie ben note lungo la costa settentrionale della Sicilia, il terremoto di magnitudo 4.2 registrato oggi in mare, a circa 10 chilometri da Palermo. "Il terremoto è avvenuto a circa 10 chilometri dalla costa e a circa 20 chilometri di distanza dal sistema di faglie molto più noto", ha osservato il sismologo Alessandro Amato, dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). Il sistema di faglie più conosciuto, e nel quale i terremoti sono abbastanza frequenti, si concentra nella zona compresa fra 20 e 40 chilometri dalla costa ed è attivato dal movimento di compressione generato dalla placca africana, che spinge verso Nord, scontrandosi con la piccola placca tirrenica.
Ma nel terremoto avvenuto oggi a 10 chilometri dalla costa è entrato in gioco un meccanismo diverso. "E' stato attivato da un movimento di tipo distensivo", ha spiegato Amato. Un movimento cioé simile a quello che avviene nell'Appennino e all'origine dei terremoti che colpiscono quella zona, da quello dell'Irpinia all'Umbria, a L'Aquila.
Lungo le coste della Sicilia, ha proseguito il sismologo, "é avvenuto un processo di deformazione interno, in una zona poco nota, nella quale la sismicità non è frequente e difficile da studiare". Mancano infatti anche documenti storici che permettano di ricostruire una statistica: "Molti terremoti avvenuti fra '700 e '800 nelle zone di Palermo, Cefalù e dei monti Nebrodi - ha osservato Amato - sono stati infatti localizzati sulla costa sulla base delle descrizioni storiche, ma molti di essi potrebbero essere avvenuti in mare".
Terremoto a Palermo, ipocentro in zona poco nota
Il sismologo Alessandro Amato, dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia: "E' stato attivato da un movimento di tipo distensivo"
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