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Romano: non mi dimetto

Il ministro dell'Agricoltura dopo la richiesta di rinvio a giudizio: "Se lo facessi provocherei un'ulteriore falla nella maggioranza"

ROMA. "Non mi dimetto. Se lo facessi provocherei un'ulteriore falla nella maggioranza. Però, se più avanti, la mia permanenza al governo trovasse una obiettiva incompatibilità in questa vicenda, deciderò il da farsi". Lo afferma il ministro delle Politiche agricole, Saverio Romano, intervistato dal Corriere della Sera e dalla Repubblica.
Se si dimettesse subito e poi all'udienza preliminare il pm chiedesse il proscioglimento, "vorrebbe dire che un ministro della Repubblica, capo di un partito - afferma al Corriere - con una maggioranza risicata che tiene in piedi il governo è entrato a gamba tesa su una vicenda politica".
Allo stesso tempo, Romano ammette, dalle pagine di Repubblicache se venisse rinviato a giudizio "sarebbe gravissimo" ma la sua intenzione è quella di evitare "in ogni modo" che accada. "Se optassi per un rito alternativo - aggiunge al quotidiano romano - potrebbe saltare la fase di un'eventuale rinvio a giudizio. O potrei presentarmi all'udienza preliminare". Il ministro parla del suo caso come di uno "scandalo" e ricorda di aver chiesto l'intervento della Commissione Antimafia e, infine, annuncia che si difenderà in ogni sede dalle accuse che gli vengono mosse.

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