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Rivelazioni sulla strage di via D'Amelio: "Graviano guidò il commando"

Novità nell'istanza di revisione del processo: ecco il ruolo del boss di Brancaccio. Il racconto dei collaboratori di giustizia Tranchina e Spatuzza

PALERMO. Il boss Giuseppe Graviano avrebbe guidato il commando che organizzò 19 anni fa la strage Borsellino. Sarebbe stato proprio lui a premere il pulsante del telecomando. E' quanto scrive L'Espresso in un articolo di Lirio Abbate in edicola da oggi. Graviano, scrive il settimanale, è il "boss di Brancaccio che secondo il collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza dopo l'attentato di via d'Amelio avrebbe trattato direttamente con Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri". Il ruolo del capocosca di Brancaccio viene ricostruito dall'ultimo pentito Fabio Tranchina e dallo stesso Spatuzza.
La posizione di Graviano è al centro della nuova fase investigativa che provocherà per alcuni la riapertura del processo. "Le indagini svolte dalla Dia di Caltanissetta - aggiunge L'Espresso - sono riuscite a dare risposte ad alcuni interrogativi sempre rimasti irrisolti: dalla responsabilità di soggetti esterni a Cosa nostra, ai motivi per cui venne attuata la strage di via D'Amelio a soli 57 giorni di distanza da quella di Capaci in cui morirono Giovanni Falcone e la sua scorta. Un'accelerazione decisa per impedire che Borsellino ostacolasse la trattativa che era in corso tra corleonesi e uomini dello Stato". Secondo il settimanale sarebbe stato proprio Graviano a premere il telecomando, appostato dietro un muro che separa via d'Amelio da un giardino. "E' stata così esclusa la pista del Castello Utveggio e di un coinvolgimento, in questa fase operativa, di apparati dei servizi segreti. Oggi invece  emerge la ricostruzione di un'operazione voluta da Totò Riina ed eseguita da Graviano e suoi picciotti fidati".

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