Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

La burocrazia blocca l’impianto Azienda veneta contro la Regione

L’investimento da 40 milioni della Elettrostudio Energia Spa per la realizzazione di un parco eolico a Buseto era stato reso possibile dopo un ricorso al Tar arrivato dopo 5 anni di lotte giudiziarie. Adesso il nuovo stop imposto dall’assessorato all’Ambiente

PALERMO. Hanno chiesto l'autorizzazione all'inizio del 2006 e l'hanno ottenuta il 20 giugno del 2011. Per riuscirci gli imprenditori veneti della Elettrostudio Energia Spa hanno anche dovuto fare un ricorso (vinto) al Tar. Ma quando tutto sembrava ormai pronto per realizzare un impianto eolico da 22 megawatt del valore di 40 milioni a Buseto (nel Trapanese), la Regione ha bloccato tutto. E così l'autorizzazione arrivata il 20 giugno, quasi sei anni dopo la richiesta, è stata revocata mercoledì scorso cioè appena 15 giorni dopo. «Eravamo felicissimi - commenta Marco Ceroni, amministratore delegato della Elettrostudio Energia - già qualche giorno dopo il 20 giugno la Regione ci aveva scritto informandoci della imminente pubblicazione del decreto e chiedendoci perfino di iniziare a pagare le prime somme. Poi, in una settimana, è cambiato tutto».
È una storia che parte da lontano, quella dell'azienda veneta che ha scelto la Sicilia investendo capitali interamente privati e decidendo anche di trasferire la sede sull'Isola per pagare le tasse qui. «Abbiamo scelto Buseto nel 2006 - commenta Ceroni - dopo una serie di studi perchè lì non c'erano vincoli imposti dalla Regione e c'erano invece le condizioni ideali di vento. Avremmo impiantato 11 turbine da 2 Mw ciascuna». Sarebbe nato così il Parco Eolico Buseto Srl: «Per realizzarlo - aggiunge Ceroni - avevamo anche chiuso un accordo con una società di ingegneria locale. Ci sarebbero state ricadute occupazionali, oltre che economiche. E abbiamo trasferito la sede legale in Sicilia, a Favara».
La prima richiesta per ottenere la valutazione di impatto ambientale (Via) parte dunque nel 2006. L'azienda veneta attende una risposta entro 180 giorni, secondo i termini di legge. Ma passano gli anni e malgrado i solleciti la conferenza di servizi non viene convocata o rinvia una decisione. Nel frattempo arrivano invece i pareri degli altri enti interessati, una trentina in tutto. A quel punto, e siamo a fine 2010, l'azienda si rivolge alla magistratura amministrativa per ottenere l'ultimo parere necessario, quello dell'assessorato regionale all'Ambiente: il Tar ha così emesso un'ordinanza (confermata anche in secondo grado dal Consiglio di giustizia amministrativa) con cui impone alla Regione di decidere. Si arriva così al 20 giugno scorso, quando viene riconvocata la conferenza di servizi. E lì arriva anche l'ultimo parere, positivo, dell'assessorato all'Ambiente. «Pensavamo che tutto fosse finito» è il commento di Ceroni. E invece il 29 giugno l'azienda riceve una lettera dalla Regione: «Siamo stati informati che era stata convocata una nuova conferenza di servizi perché - ricorda Ceroni - l'assessorato all'Ambiente ha revocato il proprio parere». Ed è così che l'autorizzazione, mercoledì scorso, è stata revocata. Solo una delibera della giunta adesso potrebbe in extremis ribaltare la decisione. Ma in Veneto non ci credono e stanno per attivare un'azione risarcitoria. Qualche mese fa, per un caso simile, la New Energy ha ottenuto dalla Regione (dopo un'azione legale) 20 milioni di risarcimento danni per un impianto mai realizzato di 8 Mw.

Caricamento commenti

Commenta la notizia