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Faida di Lercara, due ergastoli e un collegamento con il delitto Fragalà

Condannati in Cassazione Carlo Giuseppe e Salvatore D'Amore, padre e figlio. I due erano difesi proprio dall'avvocato ucciso a febbraio sotto il suo studio e si pensa sia stato la quarta vittima della guerra di mafia

PALERMO. Due ergastoli definitivi e la possibilità che, nei processi per la faida di Lercara Friddi del 2003, in cui venne ucciso l'allevatore Salvatore Lo Forte, ci sia un collegamento con l'omicidio dell'avvocato Enzo Fragalà. Il penalista, infatti, assisteva proprio Carlo Giuseppe e Salvatore D'Amore, padre e figlio, oggi condannati in Cassazione.
I due sono ritenuti colpevoli di quel delitto nelle campagne di Lercara Friddi, che innescò una vera guerra di mafia tra le due famiglie: tre morti, nove persone processate e, ora, il sospetto che il legale ucciso sotto il suo studio a Palermo sia la quarta vittima.
Secondo gli investigatori, Fragalà pagò la forte dedizione alla causa dei suoi assistiti. Difendeva anche l'altro figlio di Carlo, Pietro D'Amore, che il 19 maggio 2009 fu l'unico assolto dall'accusa di aver partecipato all'agguato contro Lo Forte ma venne ucciso nemmeno due mesi dopo: l'8 luglio. Da qui il secondo processo della faida e per il delitto D'Amore venne condannato in primo grado all'ergastolo il figlio di Salvatore, Francesco Lo Forte insieme al fratello Gaetano. Adesso si aspetta il giudizio in appello. L'origine della vicenda risale al 2001 quando venne ucciso Giuseppe D'Amore e i familiari videro in Salvatore Lo Forte il colpevole.

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