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La latitanza dei Graviano tra "shopping di lusso e borse piene di soldi"

Fabio Tranchina, ex autista e favoreggiatore dei boss di Brancaccio, racconta i particolari della loro ultima estate, tra Forte dei Marmi e Sardegna, prima dell'arresto

PALERMO. Borsoni pieni di soldi - “10-15 milioni in contanti” - shopping nei negozi di lusso a Forte dei Marmi e in Sardegna, puntate nei night-club. Sono solo alcuni dei particolari dell’ultima estate dorata dei fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, i boss di Brancaccio arrestati nel dicembre del 1993. A raccontarli è Fabio Tranchina, ex autista e favoreggiatore all’epoca della loro latitanza.
I nuovi verbali sono stati depositati ieri al processo per il sequestro e l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, sul quale il collaboratore ha sostenuto però di non sapere nulla: “Giuseppe Graviano non ne ha mai parlato”. Sulla terribile estate del ’93 Tranchina ha raccontato, invece, numerosi dettagli. Nel pieno delle stragi mafiose che insanguinavano il Paese, infatti, i Graviano – ricercati dagli investigatori - si divertivano, facevano i turisti di lusso tant’è che “a Forte dei Marmi andavano sempre in un negozio che vendeva i vestiti di Versace”. Una sera volevano concedersi anche una serata nel locale in cui Mina tenne l’ultimo concerto italiano, “La Capannina”. Ma qui i due mafiosi latitanti vennero cacciati dal buttafuori con queste parole: “vi conviene che andate in un locale più avanti che si spende di meno”.  “Mi ricordo – aggiunge Tranchina – che i Graviano se la presero a ridere perché per loro, questa persona, ce lo disse come se non avessero la possibilità economica di poter pagare l’ingresso. Ma in realtà se la presero”.

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