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L'ultimo saluto a Massimo sulle note di Vasco Rossi

Nella chiesa di Santa Rita, in via Sant’Agostino, il funerale del trentottenne palermitano morto martedì, dopo un terribile incidente stradale in cui era rimasto coinvolto una settimana fa, nei pressi dell’Addaura. Il ricordo degli amici e dei parenti

PALERMO. “Eh, già, eh, già, io sono ancora qua”. Sembra quasi beffarda e struggente la voce di Vasco Rossi mentre esce dagli altoparlanti della chiesa di Santa Rita, in via Sant’Agostino. Una canzone che è un inno alla vita ma che ieri è stata la colonna sonora di un funerale, di un ultimo viaggio, quello di Giuseppe Massimo Pennisi, uno splendido ragazzo di 38 anni morto martedì dopo un terribile incidente stradale in cui è rimasto coinvolto lo scorso sabato, nei pressi dell’Addaura.
Un pezzo, quello di Vasco, scelto non a caso: era una della canzoni preferite da Massimo, una di quelle che lo faceva sentire vivo. Ad ascoltare quelle parole si potrebbe dire che è una sorta di testamento morale, visto che anche nei suoi ultimi giorni Massimo ha lottato per restare aggrappato a quella vita tanto esaltata dalle parole della canzone e tanto amata dal ragazzo. Una battaglia, quella contro la morte, durata tre giorni. Persa, sì, ma con onore. Quell’“io sono ancora qua” è un messaggio che Massimo aveva fatto suo, lui che nella sua esistenza tante ne aveva vissute, di avventure tristi, e le aveva superate. Adesso che lui non c’è, quella frase l’hanno fatta propria i suoi amici, per credere che “lui è ancora qua”.
Nonostante tutto, la forza e la voglia di provare a sorridere per ricordare l’amico, il fratello e il figlio, in tanti ieri non sono riusciti a trattenere le lacrime, non hanno potuto fare a meno di ricordarlo ancora e ancora: “La sua passione era la famiglia – raccontano – Trascorreva parecchio tempo con la sorella e con i genitori. Ma il suo amore era soprattutto per i nipoti, li trattava come fossero i figli che non aveva”. Massimo – così tutti lo conoscevano e vogliono che sia chiamato, anche se il suo vero nome era Giuseppe – era single, viveva da solo e non aveva figli. La notte dell’incidente era a bordo della sua Smart e stava tornando a casa, all’Addaura, dopo una serata trascorsa con un gruppo di amici: “Gli piaceva uscire, stare in mezzo alla gente frequentare i locali – continuano a ricordare alcune persone –. Conosceva moltissima gente, la Palermo bene. Amava così tanto il suo fisico che era astemio e non fumava".
E proprio del suo corpo Massimo Pennisi andava davvero fiero: “Era una ragazzo attivo, molto attento al corpo. Gli piaceva prendersi cura di sé e del suo aspetto estetico e infatti la sua più grande passione era la palestra. Ci andava sempre”. Nella vita, però, il trentottenne gestiva insieme alla sorella Rosy una gioielleria nella zona di piazza Monte di Pietà. Anche la scelta della chiesa, proprio da quelle parti, ieri mattina non è stata un caso: “È il quartiere dove siamo cresciuti – ha detto la sorella –, ci sono i ricordi di una vita. Senza di lui, da ora in poi, sarà tutto diverso. Ci manca tanto”.

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