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Lampedusa, ancora sbarchi: sos da un barcone in arrivo

Sono stati tratti in salvo 81 migranti. Oggi ne sono arrivati circa ottocento e ne sono partiti meno di 200. Un aereo é decollato con soli 29 immigrati a bordo su 160 posti disponibili. Le forze dell'ordine: "In tutta Italia non si trova un posto dove ospitarli"

LAMPEDUSA. Continuano a sbarcare, ad ogni ora. Lampedusa è al collasso e ogni giorno che passa è sempre più evidente che tutto ciò che è stato messo in piedi finora serve a poco o a nulla. Servono a poco i ponti aerei e nave San Marco: quelli che arrivano sono sempre di più di quelli che se ne vanno. Oggi ne sono sbarcati quasi ottocento e ne sono partiti meno di 200. Un aereo, addirittura, é decollato con soli 29 immigrati a bordo su 160 posti disponibili: dicono le forze dell'ordine che non c'era altra soluzione, in tutta Italia non si trova un posto dove ospitarli.    
Ma in queste condizioni Lampedusa non può durare. E' una "bomba sociale pronta ad espolodere" sintetizza efficacemente l'assessore regionale all'ambiente. Gli abitanti sono allo stremo e per chiedere al governo di muoversi in maniera concreta hanno organizzato l'ennesima protesta in piazza. Il Comune lancia l'allarme acqua: "non c'é l'autonomia sufficiente per assicurare la fornitura agli oltre 11 mila presenti". E, soprattutto, non si può continuare a lasciare in queste condizioni migliaia di esseri umani. Sono di nuovo quasi cinquemila, senza contare gli 81 a bordo di un barcone che ha lanciato l'sos a 25 miglia dall'isola e che sono stati tratti in salvo.
Finora i migranti hanno dato una grande prova di dignità, ma più passa il tempo e più diventa concreto il rischio che la rabbia esploda. Uno di loro, sbarcato nella notte, è stato colpito da un arresto cardiaco sulla banchina del porto e solo l'intervento immediato di poliziotti e sanitari gli ha salvato la vita.    
In migliaia vivono accampati in rifugi di fortuna o in terra, con i vestiti che avevano indosso quando sono sbarcati, senza servizi igienici e senza potersi lavare. Per capire la situazione basta vedere cosa è accaduto quando si è sparsa la voce che Medici senza frontiere avrebbe distribuito coperte e saponi. Si sono messi in fila in duemila, in maniera ordinata, per prendere il kit, utilizzato da molti per lavare i vestiti alla cisterna dell'acqua sulla banchina. "Che Msf debba intervenire per supportare le autorità di un paese occidentale - dice sconsolato il responsabile dell'organizzazione sull' isola, Rolando Magnano - è il segnale più concreto del livello raggiunto dall'emergenza".   
E come se non bastasse all'orizzonte si affaccia un altro incubo, la paventata ondata di profughi dalla Libia. L'allarme é scattato ieri ma si è saputo solo oggi: un barcone con 330 eritrei, tra cui donne e bambini, sarebbe partito da Tripoli mercoledì diretto a Lampedusa e ora si troverebbe in difficoltà nel Mediterraneo. A dare l'sos è stata una donna eritrea che vive ad Agrigento e che ha parlato al satellitare con la sorella, che si troverebbe a bordo. Da 24 ore lo stanno cercando tutti i mezzi navali e aerei impegnati nel canale di Sicilia, ma al momento del barcone non c'é traccia. In ogni caso, se dovesse arrivare, vorrebbe dire che anche quella rotta si è aperta, nonostante le bombe della coalizione e la rappresaglia del Colonnello Gheddafi.    
Ma l'arrivo della prima nave dalla Libia, inoltre, potrebbe rappresentare l'ennesima maledizione per Lampedusa. Perché potrebbe innescare una guerra tra disperati: il governo ha sempre ripetuto che quelli provenienti dalla Libia saranno considerati profughi, dunque saranno accolti nelle regioni italiane in strutture messe a disposizione dalla Difesa (il ministro La Russa ha confermato che si tratta di 13 siti), mentre tutti gli altri saranno considerati clandestini e devono andare nei Cie. Significa che se arriveranno gli eritrei da Tripoli, verranno immediatamente trasferiti: e come accoglieranno la cosa i tunisini da giorni sull'isola?   
Di questi, quattrocento andranno via nelle prossime ore con nave San Marco: ma non saranno portati a Mineo dove è già esplosa la protesta dei sindaci, appoggiati dal governatore Lombardo, contro il Viminale che, dicono, aveva promesso di far arrivare al Villaggio degli Aranci soltanto i richiedenti asilo. La struttura dove dovranno andare, però, non è ancora stata individuata.

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