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Palermo, inaugurata aula legalità al "Cassarà"

PALERMO. Un luogo di confronto e  riflessione dove imparare, in modo creativo, il rispetto delle  regole. E' lo scopo dell'aula della legalità, inaugurata oggi a Palermo, nell'istituto provinciale di cultura e lingue 'Ninni  Cassara'' di via Don Orione. L'iniziativa è stata realizzata  dai docenti e dai ragazzi dell'istituto. "Vorremmo fosse uno spazio trasversale a tutte le discipline ed aperto a tutti - spiega Daniela Crimì, dirigente scolastico del Cassarà -. Sono stati i ragazzi a pulire l'aula, dipingerla con murales, scegliere frasi e disegni con i quali abbellirla".     Alla manifestazione hanno partecipato il presidente del tribunale Leonardo Guarnotta; Maria Falcone, presidente della fondazione 'Giovanni e Francesca Falcone'. Quest'ultima ha ricordato agli studenti il clima di ostilità in cui lavorò il fratello Giovanni, il rapporto che ebbe con Ninni Cassarà ed i giorni delle stragi del 1992. "Quando Giovanni arrivò a Palermo - ha detto Maria Falcone - un magistrato gli  chiese: ma tu credi davvero che la mafia esiste? Il vostro  istituto è intitolato a Ninni Cassarà, io ricordo ancora con  molto turbamento lo stato d'animo di Giovanni, di ritorno da  viale Croce Rossa, il luogo in cui Cassarà venne ucciso nel  1985. Giovanni quel giorno mi disse: 'Ho dovuto mettere i piedi  nel sangue di un amico'. La mia disperazione, da cittadina, fu  ancora più devastante dopo la strage via D'Amelio. Ricordo che  Paolo Borsellino, a pochi giorni dalla sua morte, mi confidò di essere sul punto di scoprire cose da far impallidire Tangentopoli".     Adesso spero che le vostre idee - ha concluso Maria  Falcone, rivolgendosi ai ragazzi - camminino davvero sulle vostre gambe per liberare l'Italia dalla criminalità organizzata". "Fino alla fine degli anni '70 anche i rappresentanti delle istituzioni dicevano che la mafia era solo un'invenzione giornalistica - ha detto Guarnotta, rivolgendosi ai ragazzi -. Io ho portato con me una copia della Costituzione italiana da leggere ai ragazzi, perché credo che se non si inculcano questi valori non saranno futuri cittadini ma sudditi. Se non si fa questo è come far morire i magistrati una seconda volta".

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